la Repubblica, 25 giugno 2018
Corna, misteri & potere: c’è del marcio a Westminster
Un primo ministro che da giovane, per la cerimonia d’iniziazione di un esclusivo club di Oxford, infila il sesso in una testa di maiale. E un ambizioso sottosegretario di Downing Street la cui carriera precipita quando viene accusato dall’amante di averla stuprata. Quale di questi episodi è effettivamente avvenuto e quale appartiene alla narrativa? Se il lettore che segue le cronache politiche da Londra non ha la risposta pronta, è comprensibile: da un po’ di tempo realtà e finzione, in Gran Bretagna, si mescolano fino a confondersi.
Naturalmente succede anche altrove, basti pensare a come Donald Trump supera le trame più azzardate di House of Cards. Ma quando lungo le rive del Tamigi un principe sposa un’attrice di Hollywood si è tentati di stropicciarsi gli occhi e chiedersi: stiamo guardando The Crown o succede per davvero? Premessa necessaria per introdurre un romanzo perfetto per i tempi di #MeToo e dintorni. In Anatomia di uno scandalo, l’inglese Sarah Vaughan racconta la storia di James Whitehouse ( nomen omen: traducibile in Giacomo Casabianca), vice-ministro in un governo conservatore, ex-ragazzo prodigio di Oxford, padre di famiglia bello, felice e apparentemente destinato a conquistare Whitehall, la cittadella del potere britannico. Senonché un mattino, portati i bambini a scuola, torna a casa da Sophie, sua altrettanto affascinante moglie, per darle una pessima notizia. Anzi, due. La prima è che ha fatto “una cazzata”, insomma l’ha tradita con una giovane stagista. La seconda è che la stagista lo accusa di averla violentata. E ce n’è una terza: la vicenda è già su tutti i giornali.A chi deve credere Sophie?
All’uomo di cui non sospettava alcun difetto, per tacere di infedeltà coniugali e violenze sessuali? Oppure a Kate, la tostissima procuratrice, single, divorziata e femminista convinta, decisa a dare una lezione al machismo imperante e troppo a lungo tollerato all’ombra del Big Ben? In parte la vicenda ripercorre abilmente i sentieri del cosiddetto “marriage thriller”, già esplorati con sperimentato successo da Gone Girl di Gillian Flynn, L’amore bugiardonella versione italiana, e dalle sue per così dire nipotine ( La ragazza del treno e simili).Non per nulla anche questo è opera di un’autrice, a conferma della sensibilità femminile per il tema. Ma quando il romanzo entra nel vivo emerge un altro filone che una scrittrice è forse in grado di esplorare meglio di uno scrittore: quel tipo di tossica mascolinità favorita dal privilegio istituzionalizzato, che si tratti di politica, business o arte. Un territorio in cui i confini fra ciò che è vero e ciò che è dimostrabile diventano improvvisamente più labili. E allora il giallo a sfondo matrimoniale diventa un dramma giudiziario, con in gioco non più soltanto il futuro di un sottosegretario ma pure la reputazione di un governo e di un intero sistema.
Anche perché il vice-ministro è grande amico del premier, di cui è stato compagno di studi a Oxford, dove entrambi facevano parte dei Libertines, esclusivo club di rampolli bene, e ne condividevano i segreti. Da non confondere con il Bullingdon della realtà, il club di oxfordiani posh che ebbe il futuro primo ministro David Cameron fra gli iscritti, per entrare nel quale i candidati dovevano compiere un rito… con una testa di maiale.
Un mondo che Sarah Vaughan, a sua volta ex-studentessa di Oxford e per oltre un decennio valente cronista parlamentare del Guardian col nome di Sarah Hall, conosce da vicino e mette magistralmente sotto accusa, portando l’eco di #MeToo fin dentro il palazzo di Westminster.