Andrea Tomasi per www.vanityfair.it, 24 giugno 2018
LA MONARCHIA GAIA – LE TORBIDE PASSIONI LESBO GIOVANILI DI MARGARET, LA BISESSUALITÀ DI EDOARDO VIII, I DUBBI SUL RAPPORTO DI CARLO CON IL FIDATISSIMO MICHAEL FAWCETT, ACCUSATO DI AVER VIOLENTATO UN PAGGIO E LE STRANE ATTITUDINI DI SUO FRATELLO EDWARD - GAY ANCHE IL DUCA DI KENT, QUINTO FIGLIO DI RE GIORGIO V NONCHÉ ZIO DI ELISABETTA, E LORD MOUNTBATTEN, CUGINO DEI WINDSOR - MA GLI AMORI PROIBITI A PALAZZO, DA RICCARDO CUOR DI LEONE AL SODOMITA GUGLIELMO II, NON SONO MAI MANCATI... -
Mille e passa anni di re, regine e varia nobiltà prima che qualcuno alzasse la mano e dichiarasse di voler vivere liberamente la propria omosessualità. Il coming out che Ivar Mountbatten fece due anni fa ha rappresentato senza dubbio un punto di svolta nella storia della monarchia britannica, che si appresta a celebrare quest’estate le sue prime nozze arcobaleno, quelle che vedranno appunto Ivar dire sì al fidanzato James Coyle, amore nato sulle piste di Verbier e così forte da buttar giù il muro dell’ipocrisia.
Storia, quella della corona inglese, tuttavia non sgombra di precedenti più o meno documentati, relazioni a diversa gradazione di pericolosità che hanno tenuto banco nei pub e sulle pagine dei tabloid, ancora prima nelle cronache di storici pettegoli e non, nelle novelle e nei canti popolari.
Un susseguirsi di nomi che tira dentro eredi al trono e sovrani celeberrimi, altri monarchi appannati dal tempo e figure minori, che spesso si ricordano proprio per quei gossip su gusti e inclinazioni privatissimi. Prendete Edoardo, quartogenito di Elisabetta II, esile figura schiacciata dai fratelli e dalle rispettive malefatte amorose, principino gentile che sui giornali degli Anni 80 tutti presi a parlare di Diana e Sarah faceva notizia per l’assenza di fidanzate, per il carattere mite e la timidezza estrema, per quella passione per il teatro e lo spettacolo nella quale in tanti lessero indizi inequivocabili.
“È gay?”, si chiedevano stampa e popolo, domanda che a un certo punto fu posta direttamente alla sposa prescelta, quella Sophie Rhys-Jones saltata fuori in piena crisi post mortem di Diana. «Assolutamente no, Edoardo paga il pregiudizio: chissà perché se un uomo è appassionato d’arte deve per forza di cose essere omosessuale», rispose la prima donna a comparire al fianco del principe. Ineccepibile annotazione che però, nonostante la nascita di due figli, non ha mai messo a tacere il dubbio, figlio sì più del pregiudizio che di indizi concreti.
Più strutturato il sospetto che avvolge il fratello di Edoardo, Carlo. Già, proprio lui, il marito traditore, per la patria il marito infame, non avrebbe in passato disdegnato la compagnia maschile. Anzi, in giovane età ma non solo, il futuro re si sarebbe circondato di collaboratori preferibilmente gay, su tutti quel Michael Fawcett fidatissimo che sua altezza reale è stato costretto a liquidare sull’onda di uno scandalo sessuale piuttosto rognoso, l’accusa di aver violentato un giovane paggio dopo il diniego di questi.
Paggio che, tra le varie accuse lanciate e giudicate da diverse corti frutto di una mente instabile, a un certo punto affermò che il rapporto tra Fawcett e Carlo non era solo professionale: oltre a stendere il dentifricio sullo spazzolino del principe, Michael stendeva se stesso nel letto di sua altezza.
«Li sorpresi una mattina, quando portai la colazione in camera a Carlo», raccontò George Smith, poi morto in circostanze mai chiarite a soli 44 anni. Un’accusa, quella della doppia vita di Carlo, rilanciata in tempi recenti dal settimanale americano The Globe, certo non tra le testate più attendibili, che sgranò in copertina una foto piuttosto confusa del principe assieme a un giovane aiutante. “The kiss”, il titolo scritto sotto, richiamo forse a quello leggendario di Diana e Dodi rubato da Mario Brenna in un pomeriggio sardo d’estate.
Un bacio che ci vuole una certa fantasia a vederlo per davvero, con certezza non una prova. Sono invece alcune lettere, frasi scritte nere su bianco, a raccontare la tenera amicizia che legò in giovane età la principessa Margaret, scalmanata sorella di sua maestà, alla figlia dell’ambasciatore americano a Londra Lewis Douglas. Impossibilitata a ricevere a corte dei baldi giovani, e sicura di non incorrere in sconvenienti incidenti di percorso, la sessualmente vorace Margaret avrebbe esplorato le prime gioie del corpo assieme alla quasi coetanea Sharman, le cui tendenze omosessuali sarebbero poi divenute famose nei decenni a venire.
Ben due anni di relazione prima dell’entrata in scena di Peter Townsend, l’uomo sposato per il quale Margaret perse la testa, nonché fonte dello scontro con Elisabetta che molto avrebbe pregiudicato il loro rapporto. «Se Margaret e Sharman sono state amanti? Non lo so, non ho elementi per dirlo», disse decenni dopo in un’intervista Anthony Armstrong Jones, marito di Margaret che nella Swinging London degli Anni 60 non si premurò poi molto di nascondere la propria bisessualità, elemento che avrebbe spinto Elisabetta a dissuadere la sorella dalle nozze se solo non le avesse negato pochi mesi prima il “sì” a sposare Townsend.
Bisessuali, ma per diversi storici più omo che etero, sarebbero stati anche il duca di Kent, quinto figlio di re Giorgio V nonché zio di Elisabetta, e lord Mountbatten, cugino dei Windsor, ultimo viceré d’India ma soprattutto figura di assoluto riferimento per Carlo, il suo mentore. Entrambi regolarmente sposati – George con la carismatica ed elegantissima Marina di Grecia, Mountbatten con la rampantissima Edwina Ashley – i due uomini tenevano banco nel chiacchiericcio dei club per veri gentlemen a causa dei proibiti passatempi.
Il duca di Kent era talmente chiacchierato, anche per via di un certo vizietto per le droghe, che quando morì nel 1942 in un incidente aereo si fece subito strada la teoria complottista dei servizi segreti che si erano sbarazzati di un elemento di eccessivo imbarazzo per la corona. In quanto a Mountbatten, in molti si riferivano a lui usando sprezzanti il soprannome Mountbottom, gioco di parole che alludeva al ruolo sessuale prediletto dall’illustrissimo viceré, nomignolo nato, si dice, durante le ripetute frequentazioni delle basi della Marina, anni spregiudicati quelli indiani nel corso dei quali anche Edwina non mancò di dare scandalo, su tutti con Jawaharlal Nehru, l’uomo che nel 1947 sarebbe diventato il primo ministro dell’India libera.
E c’è una foto di Mountbatten nella quale traspare il legame speciale con il cugino David, poi diventato re Edoardo VIII, l’uomo che per amore di Wallis Simpson rinunciò al trono e provocò una crisi istituzionale con pochi precedenti. Amore indiscutibile e a tratti eroticissimo – mamma Mary era convinta che la pluridivorziata Wallis tenesse in pugno David grazie a pratiche imparate nei bordelli di Shangai – che tuttavia non sopì del tutto l’altra parte del principe, colui che a 18 anni diede disposizione affinché “Lord Mountbatten mi segua in ogni viaggio e occupi una camera comunicante con la mia ovunque ci troviamo”.
I due fecero insieme il giro delle colonie, mesi e mesi sempre insieme, mai una donna al loro fianco. Sino a quella tappa a Delhi dove Mountbatten conobbe Edwina e lì decise di fermarsi. Al suo posto comparve allora Edward Metcalfe, ufficialmente responsabile dei cavalli del principe ma di fatto sua ombra, l’uomo a cui scrivere lettere piene d’affetto che Metcalfe perderà durante un viaggio a New York e che salteranno misteriosamente fuori solo dopo il 1972, anno in cui David morì a Parigi accanto alla sua Wallis. La quale, nel 1950, aveva aperto le porte di casa, e della loro intimità, all’eccentrico miliardario americano Jimmy Donahue, gay dichiarato e ben presto inseparabile compagno dei duchi di Windsor.
Edoardo VIII non è tuttavia l’unico sovrano bisessuale a essersi seduto sul trono d’Inghilterra. Di almeno altri otto vi sono testimonianze e frammenti scritti che raccontano di baci rubati e sotterfugi per vedersi, passioni indicibili e in alcuni casi sopite con la violenza.
La regina Anna, moglie devota e madre sfortunata – rimase incinta diciassette volte, ma nessuno dei suoi figli le è sopravvissuto – dopo la morte del marito divenne inseparabile da Sarah Churchill, da lei trattata come sua pari persino di fronte a una corte allibita. Un cambio di prospettiva dopo la vedovanza pure per Guglielmo d’Orange, che sepolta la moglie Mary, morta di vaiolo, si legò a due nobili olandesi: le voci in merito a tali relazioni si fecero così chiassose da spingere il sovrano a una presa di posizione ufficiale in cui descrisse il rapporto scevro da qualunque implicazione carnale.
“Amo in modo naturale la tua persona, e adoro tutte le altre tue parti”, scrive non senza malizia Giacomo I a George Villiers, da lui promosso Conte di Somerset nonostante non così nobili natali. Un’amicizia preceduta da un’altra passione cocente, quella per il cugino Esme Stuart di 24 anni più grande: “Già all’età di 13 anni sua altezza non perdeva occasione per mettergli le braccia intorno al collo e baciarlo”, scrive uno storico del tempo e c’è da credergli, visto che le spoglie mortali del sovrano riposano dentro Westminster Abbey tra quelle di George ed Esme.
“Dopo il re, finalmente abbiamo una regina”, pare fossero soliti brindare in tono canzonatorio i sudditi di Giacomo I. Il re in questione, tuttavia, era una donna, Elisabetta I, sulla cui sessualità sono state scritte decine di libri: maschio, femmina, vergine, ninfomane, persino ermafrodita stando alle più ardite ipotesi. “Bellissimo ed effemminato” viene invece perpetuato ai posteri Riccardo II, “che la sera si tratteneva in serate alcoliche con i militari pronte a concludersi in innominabili eccessi”.
“Avvezzo a ogni vizio, specialmente alla sodomia” era anche Guglielmo II, sempre a dar credito a chi rilesse i suoi 13 anni di regno caratterizzati dall’assenza a corte di donne: sua maestà rifiutò di prendere moglie, non ebbe amanti né figli illegittimi, ma di contro riempì i palazzi di baldi giovanotti invitati a farsi crescere i capelli (alla sua morte nel 1100, il primo ordine di Enrico I, il fratello succedutogli, fu che tutti gli uomini a corte si rasassero). Confessò pubblicamente di aver commesso “atti impuri con altri uomini” l’eroico Riccardo Cuor di Leone, la cui abitudine di condividere tutto con il giovanissimo re di Francia Filippo II, compreso il letto la notte, ha fatto lungamente discutere e litigare gli studiosi. John Gillingham, nell’ultima biografia dedicata al leggendario sovrano, sostiene che il fatto di dormire insieme fosse solo un atto politico di fiducia estrema, un modo per sancire quell’alleanza che avrebbe portato l’allora duca di Aquitania a prendersi il trono del padre Enrico II.
Per tanti altri, invece, i due si amarono di un amore travolgente e fisico, per altro comprensibile visto che Riccardo viene narrato come uno splendore biondo dagli occhi di ghiaccio, il tutto per un metro e 95 di altezza.
Decisamente meno bello Edoardo II, protagonista della più struggente delle passioni omosex almeno per come ce l’ha tramandata la penna di Christopher Marlowe (da cui Derek Jerman trasse nel 1991 un film magistrale con una Tilda Swinton in stato di grazia). È sicuro che quello tra il re e Piers Gaveston sia stato un amore totalizzante, nato per caso quando Edoardo I decise di affiancare a quel figlio così fragile un valido soldato. Divenuto inseparabile dal principe, Gaveston venne allontanato da corte per “cattiva influenza” ma subito richiamato quando Edoardo II ascese al trono.
Ben presto inviso a tutti, specie alla moglie di Edoardo, la principessa Isabella di Francia figlia di Filippo IV, data in sposa per unire le due nazioni, Gaveston fu nuovamente costretto all’esilio dal re accerchiato e quindi barbaramente ucciso, stessa sorte toccata all’altro favorito del re, Ugo Despenser il giovane, e infine allo stesso Edoardo II, obbligato ad abdicare per quell’amore che non si poteva pronunciare. Fino a due anni fa.