Corriere della Sera, 24 giugno 2018
Il ministro Lezzi, il caldo e l’impudenza
Barbara Lezzi, un mito. Con quella parlata, con quei ricci, con quelle uscite: impossibile non occuparsi di lei, anche se l’abbiamo già fatto. Ma è finito il tempo in cui il ridicolo poteva distruggere una reputazione. Dev’esserci qualcuno, sosteneva Flaiano, che continua a spostare la soglia del ridicolo.
L’avevamo lasciata chief economist del M5S quando, l’estate scorsa, affermò seria seria che il Pil cresce quando fa caldo. L’hanno presa sul serio e adesso la troviamo Ministro per il Sud, versione pentastellata della Cassa del Mezzogiorno.
Perdonata per piccoli inciampi in zona parentopoli e rimborsopoli, il ministro Lezzi, la prima grillina a essere invitata al Forum Ambrosetti, intende rimettere in carreggiata il Sud seguendo le orme di Michele Emiliano «Zapata»: voleva bloccare il Tap (il tubo che porta il gas dall’Azerbaigian all’Italia), ma ha scoperto che c’è un trattato ratificato da cinque anni. Vuole chiudere l’Ilva e frenare la lotta contro la Xylella («dovremo scudare i nostri alberi, la nostra economia, la nostra cultura con i nostri corpi»), vuole bloccare le trivelle e rivedere il piano energetico nazionale. Sì, ma se chiudessero le centrali a carbone dell’Enel nella sua Puglia per affidarsi alle rinnovabili, resteremmo al buio.
Con il caldo, e il buio dei tempi, aumentano tante cose, compresa l’impudenza.