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 2018  giugno 24 Domenica calendario

Matteo Salvini e il patto con Serraj

Dopo la chiusura dei porti, il blocco delle partenze. Matteo Salvini vola domani per poche ore a Tripoli per incontrare il presidente del Consiglio presidenziale libico, Fayez al-Serraj, il vicepremier Ahmed Maitig, e il ministro dell’Interno suo omologo. Probabile che voglia salutare anche i nostri militari presenti in Libia.
IL MEMORANDUM
Obiettivo: concordare il potenziamento della Guardia Costiera libica con l’invio di 6 nuovi pattugliatori che presto si aggiungeranno alle 4 motovedette già donate dall’Italia grazie al vecchio accordo tra Berlusconi e Gheddafi sospeso per la guerra del 2011 e poi aggiornato nel memorandum d’intesa siglato dal governo Gentiloni. Il vicepremier e ministro dell’Interno italiano vuole inoltre perfezionare l’intesa per il controllo della frontiera Sud della Libia coi Paesi del Sahel attraverso sistemi di monitoraggio radar. E discutere di come istituire in Libia i famosi hot spot, i centri di raccolta e smistamento profughi dove far convergere non solo i migranti che attraversano il deserto diretti alla costa, ma anche quelli soccorsi in acque libiche da navi e pattugliatori di Tripoli. Hot spot gestiti da libici ma aperti ai funzionari dell’Unione Europea e delle organizzazioni delle Nazioni Unite (l’Alto Commissariato per i rifugiati e l’Organizzazione internazionale per le migrazioni).
IL RICOLLOCAMENTO
Salvini vuole superare lo scoglio del ricollocamento di richiedenti asilo tra i 27, evitando che vi siano più migranti nel Mediterraneo da ricollocare poi nella Ue. Stabilizzazione e accordi bilaterali con la Libia sono al cuore di questa strategia. L’altra sera il premier Conte ha telefonato ad Al Serraj, informa il governo di Tripoli su Facebook: «Il premier italiano ha rinnovato il sostegno al governo di Accordo nazionale libico e al cammino della riconciliazione in Libia», mentre Al Serraj «ha ribadito la bontà delle relazioni bilaterali lodando gli sforzi dell’Italia per far uscire la Libia dalla crisi». Sullo sfondo il braccio di ferro fra il governo di Tripoli e quello della Cirenaica, tra Al Serraj e l’uomo forte di Bengasi, il generale Haftar, appoggiato da Francia ed Egitto. Sullo sfondo pure i tentativi francesi di strappare all’Italia l’iniziativa politica, e i combattimenti in diverse zone del Paese dopo il recente attacco alla Mezzaluna petrolifera e l’aggravarsi della situazione a Derna. Ieri, avvertita un’esplosione a Al Sadada, 80 km a est di Misurata, Libia occidentale, forse per i raid aerei contro le forze fedeli a Ibrahim al Jadharan, il capo delle milizie che controllavano la Mezzaluna petrolifera prima dell’offensiva di Haftar. Ad Al Sadada le forze di Misurata danno la caccia ai combattenti dello Stato islamico che minacciano Sirte. È difficile che nei colloqui domani possano rientrare altri temi sul tappeto tra Italia e Libia, come i progetti per la costruzione di un’autostrada costiera e il ritorno in Libia degli imprenditori italiani. A luglio volerà anche in Libia il presidente del Parlamento Europeo, Antonio Tajani.