Il Sole 24 Ore, 24 giugno 2018
1998, la Thema che si guidava senza mani
Primo giugno 1998. Mattina presto. Una Lancia Thema color grigio antracite, con due vistose telecamere agli angoli del parabrezza, imbocca l’A1 al casello di Parma, per ripercorrere il tracciato della Mille Miglia. In sei giorni macinerà 1.860 km. Nulla di strano, se non fosse che per il 94% del tragitto la Thema guidò da sola. Per quello che sarebbe passato alla storia come uno dei primi tre test al mondo di guida autonoma su strade cittadine.
A condurre l’esperimento – nome in codice: «progetto Argo» – fu un team di folli ricercatori dell’Università di Parma, coordinato da Alberto Broggi, oggi docente del dipartimento di ingegneria dell’informazione presso la stessa università.
Passati alla storia (dopo un gatto)
La notizia attirò la stampa locale, ma non solo. Il 2 giugno tra Torino e Pavia ai ricercatori si aggiunge per un’intervista Conrad Pipenburg, fotoreporter di «Der Spiegel». Il giorno successivo, una troupe del TG1 segue l’esperimento lungo la tappa che porta all’Università di Ancona: riprende Broggi che legge il giornale in autostrada, mentre l’auto guida da sola a 120 km/h. «Quella sera – ricorda il professore – eravamo tutti davanti al telegiornale. Aspettavamo con ansia il servizio a noi dedicato. Il nostro turno arrivò, ma solo come ultima notizia del giorno, dopo quella sul gatto più grasso del mondo».
Alberto Broggi non si scoraggia, anzi, ha la conferma che sta vedendo lungo, in anticipo sui tempi. Quel che conta è che il test sia riuscito, proprio come quelli svolti in quegli anni da suoi colleghi tedeschi e americani. Sulla spinta di quel viaggio fonda VisLab, spin-off dell’Università di Parma, e nel 2010 porta a termine un’altra impresa eroica: un viaggio da Parma a Shanghai a bordo di minivan senza pilota. È il viaggio della svolta: VisLab acquisisce sul campo una tale quantità di informazioni – «oggi diremmo big data, ma allora non si chiamavano così», scherza Broggi – che diventa subito un punto di riferimento internazionale per tutti coloro che stanno sviluppando algoritmi simili.
Nel 2015 l’americana Ambarella acquisisce VisLab per 30 milioni di dollari. Ma il laboratorio non si sposta in Silicon Valley: il centro di ricerca resta a Parma e continua a sviluppare sistemi di controllo del veicolo basati su immagini video ottenute con riprese “stereo”, ovvero abbinando la visione di due telecamere, proprio come la vista umana.
La Thema, rottamata, vive
La Lancia Thema grigio antracite targata «PR 473702» non c’è più. È stata rottamata «per non pagare il bollo», racconta un po’ commosso Broggi. Ma vive ancora. Oggi è stata sostituita da una Ford Lincoln e il progetto Argo è stato ribattezzato Eva (Embedded vehicle autonomy).
Eva ha un’ottima vista. Come 20 anni fa, tutto ruota intorno alla visione “stereo”. Le telecamere però sono diventate 10. Quattro sul tetto, che monitorano gli oggetti presenti in un raggio compreso tra 0 e 5 metri dal veicolo. Altre 6 “mappano” un’area di 300 metri intorno all’auto. La densità di ogni fotogramma è salita a 4mila pixel, e a ogni pixel il sistema è in grado di associare una distanza. Tutto è gestito dal chip Ambarella battezzato CV1, il vero cuore del sistema che fa girare gli algoritmi programmati a Parma. Il chip assorbe 4 Watt e “vede” fino a distanze di 150 metri, raggio entro il quale permette al veicolo di ricostruire una mappa 3D dell’ambiente.
I cittadini e la polizia di Parma ormai sono abituati a vedere esemplari di Eva che viaggiano per le strade della città, senza conducente. Test che però adesso sono a rischio.
Via dall’Italia «per decreto»
Quello che potrebbe mettere fine a una storia di ricerca italiana che ha attraversato due decenni e percorso milioni di chilometri non è un ostacolo tecnico. Ma una legge. Il decreto «Smart Road», che tra le altre cose stabilisce le condizioni per effettuare i test con auto a guida autonoma. Il nodo principale è l’articolo 14, comma 1, dove è stabilito che i soggetti diversi dal costruttore del veicolo, per essere autorizzati a compiere i test, dovranno presentare il nulla osta alla sperimentazione rilasciato dal costruttore del veicolo che monta i dispositivi.
«Quindi dovremmo – spiega Broggi – confidare sul fatto che un nostro concorrente ci dia il nulla osta a compiere i test. Ipotesi irrealizzabile». Tutti i costruttori sono impegnati in ricerca sull’auto autonoma e difficilmente autorizzeranno VisLab o altri sviluppatori indipendenti. «Se il decreto non cambia – conclude Broggi – presto non potremo più testare le nostre tecnologie in Italia».
Se davvero quel giorno dovesse arrivare, l’affascinande viaggio di ricerca iniziato venti anni fa con il progetto Argo proseguirà non più sulle orme della storica Mille Miglia, ma lungo le strade assolate della California.