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 2018  giugno 24 Domenica calendario

Per sempre Iron Maiden

«Ogni concerto è sacro». Lo ripete come un mantra Steve Harris, bassista e fondatore degli Iron Maiden, quasi a volerlo fissare bene in mente. Nel 2015 la corsa di questi giganti dell’heavy metal che disintegrano i palchi di tutto il mondo da decenni ha subito una brusca frenata: il cantante Bruce Dickinson ha annunciato di avere un tumore. «Abbiamo avuto paura, per lui e per la band – racconta Harris, 62 anni —. È stato un periodo di grande incertezza in cui non sapevamo cosa ci avrebbe riservato il futuro». 
Da personaggio incredibile qual è, Dickinson, che oltre a cantare è pilota di aerei di linea, campione di scherma, imprenditore, scrittore, ha sconfitto il cancro ed è tornato sul palco. Il risultato, continua Harris, è che il legame fra i membri della band «è ancora più forte e oggi siamo grati per ogni spettacolo in più che possiamo fare». 
Per il 2018 gli Iron Maiden hanno messo a punto quello che ritengono «uno degli show più strabilianti di sempre», il «Legacy of The Beast World Tour» che ha già travolto il pubblico a Firenze e li riporta in Italia per due date incandescenti, il 9 luglio a Milano (Ippodromo) e il 17 a Trieste (piazza dell’Unità D’Italia). «Durante il concerto succedono un sacco di cose, ci è sempre piaciuto creare dei live teatrali e questo è uno dei migliori. Si può guardare qualche video su YouTube per farsi un’idea, ma non è la stessa cosa: bisogna esserci». 
Sopra la testa della band, per esempio, incombe un aereo militare, dal palco si levano fiamme, la scenografia riproduce in formato maxi l’iconografia del gruppo sguinzagliando un immaginario fantasy di demoni e scheletri in cui non manca mai la mascotte Eddie. «Suoniamo in condizioni estreme, sul palco fa molto caldo – riprende Harris, diventato celebre per il suo stile di basso, in particolare per le epiche «cavalcate» —. Bisogna prepararsi bene anche fisicamente. Io vado a correre, gioco a calcio, per fortuna mi è sempre piaciuto fare sport. Ma se da giovani non c’è bisogno di allenarsi più di tanto, adesso bisogna faticare di più. Più invecchi, più è dura, di certo con il tempo le cose non diventano più facili».
Non è solo questione di allenamento, però: se le folle vanno ancora in visibilio davanti agli Iron Maiden, è perché loro sul palco danno il massimo «La verità è che amiamo ancora tantissimo quello che facciamo. Continueremo a suonare e a fare dischi finché ci è possibile. Abbiamo più anni alle spalle di quelli che abbiamo davanti e anche per questo ogni concerto è sacro. Ma vogliamo godercela ed è proprio quello che stiamo facendo».
In oltre 40 anni di vita, la band britannica ha costruito un mondo intorno a sé: non ci sono solo i milioni di dischi venduti o i singoli finiti in vetta alle classifiche, con un successo commerciale strabiliante per un gruppo metal. C’è un vero e proprio brand con un corollario di idee. Il tour di «Legacy of the beast», per esempio, è nato dall’omonimo videogioco per smartphone e dal fumetto rilasciati dalla band. Da buoni britannici, i Maiden hanno creato anche la loro birra: «Ci piace fare le cose per bene, quindi non ci è bastato apporre un’etichetta su una bottiglia: siamo andati in un birrificio e abbiamo realizzato una birra. Io avevo ormai smesso di bere, ma ho ricominciato per assaggiarla ed è davvero buona», ride. 
Quando nel 1975 ha fondato il gruppo, racconta, non pensava minimamente al successo: «L’obiettivo più grande era fare un album e qualche data. Questo è quello a cui pensi quando cominci. Non arrivi neanche a immaginare di esibirti fuori dal tuo Paese. Per noi è stato solo dopo il primo album, quando abbiamo suonato in Europa di supporto ai Kiss, che ci siamo resi conto che stava accadendo qualcosa». La metà degli anni 80, ricorda, «è stata un momento d’oro». Ma anche oggi Harris, con gli immancabili capelli lunghi da vichingo, sostiene che «il metal va più forte che mai»: «Non è un genere mainstream o legato a una moda. Penso che piaccia alle persone che non vogliono essere alla moda perché è proprio un modo di vivere. Per questo non passerà mai».