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 2018  giugno 24 Domenica calendario

Il museo per il colonnello Bernacca e l’intramontabile fascino del meteo

«Che ha detto Bernacca?» Negli anni in cui la Rai era ancora monopolista incontrastata degli spazi televisivi nazionali, non c’era nucleo familiare che – in vista di un fine settimana o delle vacanze – non si interrogasse sulle previsioni del tempo gestite da uno dei protagonisti più professionali, preparati, affabili ed eleganti della tv pubblica di quei tempi. Ovvero Edmondo Bernacca, scienziato della meteorologia allevato alla Scuola di applicazione dell’Aeronautica militare di Firenze e per una vita studioso di tutte le nuove tecnologie legate alle previsioni del tempo. 
Noi italiani, lo sappiamo, abbiamo una passione-fissazione collettiva per le perturbazioni, gli sbalzi delle temperature, gli arrivi dei roventi anticicloni africani o delle tempeste nevose: la lunghezza della Penisola provvede a variegare continuamente le condizioni. Edmondo Bernacca, per decenni «il colonnello Bernacca» dell’Aeronautica Militare (anche quando venne promosso generale) aiutò generazioni di italiani a familiarizzare con isobare, alte e basse pressioni, perturbazioni e masse d’aria fredda.
Come ha scritto Aldo Grasso, la Rai dei tempi preferiva affidarsi «all’Istituzione, agli ufficiali dell’Aeronautica militare, gente cresciuta nell’ossequio del bollettino di guerra». Altro che certi siti catastrofisti di oggi che terrorizzano online prevedendo l’arrivo di Caronte, anche se è solo un’estate straordinariamente calda. Che poi passa, come tutto nella vita.
Edmondo Bernacca, scomparso nel settembre 1993 a Roma a 79 anni, ha radunato meticolosamente carte e studi. Materiale che non andrà disperso ma verrà esposto in un museo in progettazione a Fivizzano, dolce paese della Lunigiana tra il Parco dell’Appennino Tosco-Emiliano e quello delle Alpi Apuane. Lì Bernacca passò per anni le proprie vacanze. Lì si sposò e ora è sepolto accanto alla moglie Bepi Bernabò, un matrimonio durato 47 anni, come spesso avveniva in quell’Italia in bianco e nero. 
Paolo e Federica Bernacca, i figli del «colonnello», hanno consegnato carte meteo, premi, riviste, cimeli, appunti di lavoro. Il «MeteoMuseo Edmondo Bernacca» verrà allestito in alcuni locali dell’ex convento dei frati agostiniani, dove funziona la Biblioteca comunale. 
Come ha annunciato il sindaco Paolo Grassi, nel museo verranno messi a disposizione del pubblico strumenti multimediali e una mini-stazione meteo per spiegare le nozioni di base della scienza del clima: temperatura, nuvolosità, precipitazioni, anticiclone e così via. Nei progetti dei promotori c’è la nascita di un luogo di ricerca accademica e di studio. C’è già il patrocinio della Regione Toscana, del ministero della Difesa, dell’Aeronautica Militare, del Cnr e della Rai.
Uno dei partner del progetto è proprio Rai Teche, la banca della memoria della tv pubblica. Si rivedranno i filmati d’epoca: e non potrebbe essere diversamente. Bernacca esordì per la Rai nel 1960 con la conduzione de «La fabbrica del tempo». Poi, dal 1968, la grande notorietà con «Il tempo in Italia», rubrica di sua invenzione. Infine, dal 1982 (dopo un breve distacco dalla Rai) «Che tempo fa», prima del Tg1 delle 20, uno degli appuntamenti più amati dal grande pubblico. Lavorò fino all’ultimo, con una passione identica a quella con cui, a 24 anni, si iscrisse al primo corso di meteorologia dell’Aeronautica Militare. Il suo motto era «io non prevedo, deduco»: la scienza era il suo riferimento. A Roma viveva tra l’Eur, dove abitava (ora ha una via col suo nome), e gli studi televisivi Rai di via Teulada. Per lui era impossibile andare a prendere un caffè al bar o mangiare in un ristorante in santa pace. Lo fermavano sempre, tutti: «Ma domani piove?». E lui, sempre gran signore e ironico, rispondeva a tono, con garbo. E deduceva…