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 2018  giugno 24 Domenica calendario

Pensioni, il taglio ai più ricchi porterebbe più soldi a un assegno povero su nove

Questione di equità, di giustizia sociale. Così il vicepremier Luigi Di Maio ha motivato la decisione di tagliare le pensioni sopra i 4-5 mila euro netti al mese non giustificate dai contributi versati, e di destinare il miliardo che verrà così risparmiato ad un rafforzamento delle pensioni minime. Insomma, dai più ricchi ai più poveri. «C’è un’Italia – ha detto il ministro del Lavoro - che prende da anni ingiustamente una pensione d’oro e farà anche quest’anno vacanze da nababbi. Non sarà più così». Vediamo, conti alla mano e partendo dai dati dell’Inps, se è vero che non sarà più così. E in che misura verranno aiutati i pensionati che prendono oggi il minimo. Scopriremo che in media i pensionati d’oro subiranno il primo anno un taglio di appena 284 euro al mese, mentre a partire dal 2020, includendo l’effetto-flat tax, si arricchiranno di quasi 1.700 euro mensili, il 30% in più del loro reddito iniziale. E il miliardo per i meno abbienti, ottenibile con tagli alle pensioni d’oro di oltre 4 mila euro netti, accontenterà solo mezzo milione di pensioni bassissime, contro gli attuali 4,3 milioni.

Trentamila nababbi
E’ l’Inps a dirci quanti sono i pensionati che ricevono oggi un assegno mensile netto superiore a 5 mila euro. Che al lordo è di 8.500. Sono trentamila. Ma se la soglia degli assegni d’oro si abbassa a 4 mila euro, salgono a 100 mila.
L’Istituto di previdenza traccia anche l’identikit del pensionato ricco medio: prende ogni mese 10 mila euro lordi, 5.837 netti. Per la pensione di questi 30 mila “nababbi”, lo Stato spende circa 4 miliardi l’anno. Ma ovviamente, non si può cancellare con un tratto di penna il loro intero assegno. Il problema è quindi capire a quanto ammonterà il taglio previsto dal governo. E in base a quale criterio sarà effettuato.
Squilibrio pensioni-contributi
La proposta di Di Maio è chiara: quei pensionati subiranno un taglio corrispondente allo squilibrio tra quanto prendono oggi e quanto hanno versato di contributi durante la loro vita lavorativa. In altre parole, minori sono i contributi pagati rispetto alla loro pensione attuale, maggiori saranno i tagli. È una questione di equità previdenziale, sollevata del resto molte volte dallo stesso presidente dell’Inps, Tito Boeri. C’è una grossa fetta di italiani che oltre ad essere uscita dal lavoro relativamente presto, ha una pensione parzialmente o interamente calcolata con il sistema retributivo (cioè sulla base delle ultime retribuzioni), indipendentemente dai contributi versati. E c’è n’è un’altra, composta da giovani, che prenderà l’assegno in base ai contributi. Proprio per colmare questo divario, Di Maio propone di ricalcolare le pensioni dei più fortunati sulla base dei contributi versati, con un corrispondente taglio. Che ovviamente non riguarderà i milioni di italiani che godono del sistema retributivo, ma solo quelli con un reddito oltre i 4-5 mila euro netti al mese. Il problema, a questo punto, è calcolare a quanto ammonta per i più ricchi lo squilibrio tra pensione e contributi. I maggiori esperti di previdenza concordano sul fatto che per ogni pensione percepita con il sistema retributivo, questo squilibrio è in media pari al 25%. Ossia chi prende una pensione di 100 ha versato contributi solo per 75. Il problema, però – avvertono gli esperti di Tabula, guidati da Stefano Patriarca - è che man mano che consideriamo pensionati sempre più ricchi, quello squilibrio si riduce fino ad arrivare al 5% per chi prende oltre 5 mila euro netti. Infatti al crescere della retribuzione, i rendimenti percentuali scendono (con aliquote via via minori). La conseguenza è che il taglio previsto per i 30 mila “nababbi” non potrà superare il 5%.
Una pizza in meno al giorno
Torniamo ora al nostro pensionato medio, quello che prende ogni mese 5.837 euro netti e 10 mila lordi. Una sforbiciata del 5% significa una riduzione mensile di 500 euro lordi e 284 netti. Insomma, sembra proprio che la prossima estate, il nostro “nababbo” potrà godersela ancora come prima. Con il solo sacrificio di rinunciare a meno di due pacchetti di sigarette al giorno. O a una pizza. Ma non è finita qui, perché dal 2020 dovrebbe entrare in vigore (copertura permettendo) la flat tax, i cui guadagni, concentrati sui redditi più alti, riguardano anche i pensionati.
Un’estate ancora più ricca
Con aliquote Irpef al 15% sotto 80 mila euro e al 20% sopra, non sono difficili i calcoli che può farsi da solo ogni contribuente danaroso: sulla maggior parte del proprio reddito non graverà più un’aliquota del 43% ma del 20. Più che dimezzata. Il nostro pensionato d’oro riceverà così un beneficio fiscale di 1.958 euro netti al mese. Anche levandoci i 284 euro di taglio della pensione, fanno un bel risparmio finale: 1.674 euro. Al mese. Al netto delle tasse. Il 30% in più in portafoglio, secondo Tabula. Insomma, la vacanza del nababbo non solo non si impoverisce ma può arricchirsi con un bel volo per due persone, andata e ritorno, Roma- New York.
E la dote per le pensioni minime?
A prescindere dal regalo finale ai più ricchi, quanto otterremmo dai piccoli tagli alle pensioni d’oro per rimpinguare gli assegni più bassi? E’ plausibile tirar fuori un miliardo? Se lo Stato non dà più 500 euro lordi al mese a 30 mila italiani, alla fine risparmia circa 200 milioni. Che diventano poco più di cento perché il fisco perde le tasse sulla parte di pensione non più corrisposta. Al miliardo di Di Maio mancherebbe uno zero. L’unica possibilità di arrivare a quella cifra, conclude Patriarca, è abbassare la soglia delle pensioni d’oro da 5 a 4 mila euro netti. Ma poi anche con un miliardo, ci si dovrebbe limitare ad alzare di 150 euro al mese ( da 630 a 780 euro) la pensione di sole 500 mila persone.