Nel 1992, in piena crisi economica, iniziano i primi interventi sulla spesa previdenziale. Il governo Amato incrementa gradualmente l’età pensionabile da 55 a 60 anni per le donne e da 60 a 65 per gli uomini portando la contribuzione minima da 15 a 20 anni. Compare il divieto parziale di cumulo tra pensione e redditi da lavoro autonomo.
• La riforma Dini-1995
È il vero spartiacque. Si passa dal sistema retributivo a quello contributivo ( l’assegno calcolato sulla base di quando si è versato) per chi ha iniziato a lavorare dal primo gennaio 1996. Compare la soglia minima dell’età anagrafica da abbinare ai 35 anni di contribuzione per avere la pensione di anzianità. Vengono tagliati gli importi delle pensioni di invalidità e di reversibilità sulla base dei reali redditi dichiarati. Per la prima volta si lega l’entità dell’assegno alle aspettative di vita (con revisione periodica).
• La riforma Prodi-1997
Il governo aumenta i requisiti di accesso alla pensione di anzianità per i lavoratori autonomi, parifica i pensionamenti anticipati della Pa alle pensioni di anzianità dell’Inps e decide il blocco della rivalutazione dei trattamenti superiori a 5 volte il minimo.
• La riforma Berlusconi-2001
Le pensioni minime e le pensioni sociali vengono alzate a un milione di lire al mese. Nel 2003 si ammette il cumulo totale tra pensione di anzianità, 58 anni con almeno 37 anni di contributi, con i redditi di lavoro autonomo e dipendente. I lavoratori parasubordinati sono parificati agli autonomi.
• La riforma Maroni-2004
Arriva lo “ scalone”. Vengono inaspriti i requisiti per la pensione di anzianità e innalzata l’età anagrafica — a partire dal primo gennaio 2008 — da 57 a 60 anni. Le donne possono andare in pensione di anzianità a 57 anni di età e 35 anni di contribuzione se accettano il calcolo integrale col sistema contributivo. Viene introdotto un super bonus del 32,7% per chi rinvia la pensione di anzianità. Lo “ scalone” viene sostituito poi nel 2007 — governo Prodi — con il sistema delle “quote”, la somma dell’età e degli anni lavorati (a partire dal 2009). L’età pensionabile per le donne del pubblico impiego sale, gradualmente, fino a 65 anni.
• La riforma Fornero-2011
Viene cancellato il sistema delle quote ed esteso a tutti il sistema contributivo pro-rata. Viene innalzata l’età minima per la pensione e le donne sono equiparate agli uomini. La legge di Stabilità del 2014 introduce il contributo di solidarietà sugli importi di pensione superiori a quattordici volte iltrattamento minimo Inps.