La Stampa, 23 giugno 2018
Myrta Merlino: “Ho preso a ceffoni Strauss-Kahn e pazienza se è saltata l’intervista”
E dire che Renzo Arbore le aveva detto: «Non ti occupare di economia, fai la ballerina con il tuo fisico sai che successo!». Arbore adora l’iperbole e Myrta Merlino, che spiritosa lo è per Dna intinto nel mare di Posillipo, ci ha sempre riso sopra. Messi da parte i consigli scellerati dell’amico Arbore, Myrta ha tentato, a sua volta, con successo, un’altra iperbole: essere credibile come bionda che fa della politica un fatto serio ma aperto a tutti. Una politica pop che piace ad esperti e non.
Sei anni fa aveva iniziato con 23 minuti semi-nascosti, poi se l’è cresciuta questa creatura. L’aria che tira ha cominciato ad imporsi su La7 in un orario proibitivo con la concorrenza imbattibile di fornelli e cuochi, fino ad attestarsi come il terzo programma più visto della tv nella fascia 11-12 grazie allo share di 11,5% con picchi di 13,70%. Questo pubblico, che prima di lei non esisteva, ora considera il suo talk autorevole. Una tribù omogenea che non l’abbandona.
Myrta, chi è la Merlino?
«È una donna curiosa di politica perché la considera super interessante e non elitaria. Io sono pop, una rivoluzione vista la mia formazione, con Minoli, stile impostato. La diretta mi ha cambiata, seguendo le storie da vicino sono sempre vera nelle mie reazioni: mi commuovo, mi emoziono, mi innervosisco anche e non lo nascondo».
Quale partito politico sente più vicino?
«Credo in alcune battaglie, prendo posizione sui temi, ho cavalcato la guerra sugli esodati, sulle unioni civili, sui vitalizi, sull’immigrazione. Mai dirò sono arrivati i barbari. Curiosa lo sono da sempre e da qui ogni giorno racconto il grande romanzo popolare che è il nostro Paese».
A proposito di battaglie, che fine ha fatto la campagna che lei aveva promosso «Odio l’odio»?
«Volevo fosse virale, un po’ è circolata sui media. Ho avuto segnalazioni e ho denunciato degli haters. Mi hanno subissata di insulti, un’onda d’urto di cattiveria che mi ha scossa. Il web è una palestra al contrario, un mondo violento in cui tutto è permesso. Serve una legge per stanare gli anonimi, l’orrore si annida nella non rintracciabilità».
Siamo a un passo dalla presentazione dei palinsesti Rai, lei è stata molto corteggiata. Che fa, trasloca a viale Mazzini?
«No. Ho cominciato qui nel peggiore orario possibile, mi davano della pazza, ho scommesso sul pubblico senza mai considerarlo di serie B. Per un buon prodotto la gente arriva. Ero all’1% e ho decuplicato gli ascolti, ho legato il mio nome a La7, è casa mia. Qui ho sperimentato un nuovo linguaggio su politica ed economia. E ho un editore che chiede molto ma non mette mai bocca. In più sto in una rete competitiva e fortemente meritocratica. Io sono una televisionista, mi diverto a pensare i servizi e ho il gusto dell’artigianalità. Qui posso. Perchè andare via?».
Lei è una secchiona?
«Sono seria sul lavoro ma non mi prendo troppo sul serio. Secchiona con leggerezza».
E tra una diretta e l’altra si è pure innamorata.
«Marco (Tardelli) ed io abbiamo avuto vite complicate, ci conosciamo da tempo, è nata prima l’amicizia, di lui mi sono molto fidata. Il nostro è un amore maturo, buono e sano. Lui tifa per me, è sempre dalla mia parte. Non c’è niente di nevrotico nel nostro rapporto, niente di competitivo. Mi ha resa una donna migliore».
I suoi figli come l’hanno accolto?
«Lui ha il vantaggio di essere Tardelli e con tre ragazzi è già un’apertura di credito».
È vero che a tavola la sera parla di economia?
«Cerco di coinvolgerli su quanto succede. Poi mi accaloro e quando esagero mi dicono: “Mamma smettila, ora manda la pubblicità”».
Se le faccio il nome di Tremonti lei che mi risponde?
«Ho superato l’incidente. Si alzò e se ne andò da una mia trasmissione dicendomi cattiverie. Io ero una ragazzina, lui un signore potente. Considerai intimidatorio il suo atteggiamento».
E se le faccio il nome di Strauss-Kahn?
«Ci provò in modo pesante quando andai da lui per un’intervista. Ho saputo dopo che l’aveva fatto con tante altre donne. Gli rifilai un ceffone e andai via. Un’esperienza strana, lo dissi a mia madre e poi non diedi peso. Il mio direttore mi rimproverò perché non avevo portato a casa l’intervista. Le donne vanno rispettate e un no è sempre un no».
Da neo ambasciatrice dell’Unicef?
«Stiamo pianificando la prima missione a fine agosto in un campo profughi».