Corriere della Sera, 23 giugno 2018
L’ex moglie di Grillo e la (falsa) scorta di Veltroni
Sonia Toni, che fu moglie di Beppe Grillo e resta fervente patriota pentastellare, scrive sui social di avere sorpreso Veltroni al ristorante con la scorta e si domanda: «Chi paga?». Il popolo delle tastiere raccatta parole appuntite e dà inizio alla lapidazione: c’è chi auspica una replica del processo di Norimberga per i fruitori di scorte non autorizzate dalla Salvini & Associati. Il quarto d’ora d’odio è interrotto dalla replica del reprobo. Altri caricherebbero a testa bassa, ma Veltroni non viene mai meno alla sua fama di avverbio e «pacatamente» risponde di non avere la protezione da anni. Chiama la sua accusatrice «cara signora» e le segnala che quelli che lei ha scambiato per uomini della scorta erano normalissimi commensali.
In un mondo dall’ego disidratato, la «cara signora» risponderebbe con una riga di scuse e la faccenda si esaurirebbe lì. Ma nell’epoca del «lei non sa che sono Dio», Sonia Toni sente l’insopprimibile bisogno di darsi ragione, spiegando l’equivoco con il fatto che a tavola con Veltroni c’erano «due ragazzoni dal fisico “armadio a muro”» e «comunque io ho posto una domanda legittima». Mica vero. Se la grammatica non è un’opinione, lei aveva chiesto chi pagava la scorta, dandola per assodata. Ma a preoccupare di più è la storia degli armadi a muro. D’ora in poi, per venire additati dai tribunali istantanei del sospetto come untori sotto scorta, basterà farsi vedere in compagnia di un traslocatore palestrato.