la Repubblica, 23 giugno 2018
Gli effetti speciali del sultano Erdogan: ecco l’aeroporto più grande al mondo
ISTANBUL Il terzo ponte sul Bosforo. Il terzo canale («un progetto folle», ammissione personale). «Non due, ma tre centrali nucleari», ha azzardato l’altro giorno. E, naturalmente, il terzo aeroporto di Istanbul. Ieri qui c’è anche atterrato, con il volo presidenziale, primo in assoluto a scendere sulla pista di quello che, nelle ambizioni della sua “nuova Turchia”, sarà presto «il più grande scalo del mondo».
La struttura non è ancora attiva. Ma non importa. Recep Tayyip Erdogan non si ferma. Basta aprire un canale tv in questi giorni in cui tutti i turchi, nonostante la loro Nazionale di calcio non sia presente ai Mondiali, sono ugualmente incollati al televisore, e il Presidente appare. Fra una prodezza di Ronaldo e un rigore sbagliato di Messi. Serio, come sempre. Compassato. E soprattutto fiducioso nel futuro. Sembra quasi sospeso nell’aria, fra terra e cielo. Alza un braccio, indica in alto, e dal suo dito scaturisce l’immagine di un uccello variopinto che volteggia, piroetta, si alza e si inabissa, finendo per toccare magicamente i megaprogetti infrastrutturali realizzati in 16 anni dal partito al potere (conservatore di ispirazione religiosa, ndr).
Il terzo aeroporto è l’ultimo sogno, quello a cui il Sultano tiene di più. Sorge nel quartiere di Arnavutkoy, nei pressi del Mar Nero. Lontano, quindi, molto lontano dal centro città. E ora gli istanbulioti, particolarmente i tassisti, fanno il calcolo di quanto impiegheranno per arrivarci, tariffe comprese. Già per andare all’Ataturk, il primo scalo, da piazza Taksim, pieno centro di Istanbul, ci si mette almeno un’ora, senza traffico. Che diventano quasi due se si decolla invece dal secondo aeroporto, Sabiha Gokcen, inaugurato pochi anni fa sulla parte asiatica di una metropoli che oggi, in mancanza di censimento, conterebbe 20 milioni di abitanti.
La nuova struttura avrà una capacità di 90 milioni di passeggeri all’anno. Di 3.500 voli al giorno. Questo solo per la prima fase. A regime, punta a essere il più grande hub al mondo, e per la sua posizione unica fra Europa, Asia, Medio Oriente, Nord Africa, Balcani e Caucaso, Istanbul ha davvero la possibilità di diventarlo. I lavori sono stati fatti a tempo di record, in un pugno di anni. Per terminarli manca poco: quattro mesi da adesso. Il prossimo 29 ottobre 2018, 95° anniversario della fondazione della Repubblica di Turchia, il nuovo scalo verrà inaugurato ufficialmente.
Ieri il Capo dello Stato ci ha fatto una passerella elettorale. Domani si tengono elezioni anticipate in Turchia, legislative e presidenziali insieme, e ogni voto conta. Il leader è partito da Gaziantep, dove la folla lo ha acclamato durante un comizio, e nemmeno due ore dopo è atterrato nel nuovo maxi- aeroporto. «Tutta la Turchia – ha esclamato – deve sentirsi orgogliosa per la realizzazione di un’infrastruttura simile». Le foto lo mostrano nella cabina del pilota, mentre attento osserva l’aereo planare sulla pista.
Lo scalo sarà operativo quando termineranno i voli all’aeroporto Ataturk. Il vecchio impianto, ha annunciato il presidente, sarà chiuso e trasformato in un «grande giardino popolare». Il Sultano, come ha fatto del nuovo Palazzo presidenziale di Ankara, vasto quanto le regge di Londra e di Mosca assieme, intende trasformare lo storico aeroporto in un parco più ampio di Central Park a New York e di Hyde Park a Londra. Lo ha detto in un’intervista alla tv di Stato, la Trt: ha in programma di realizzare parchi giganteschi, e ha anzi spiegato che li farà «come quelli che hanno in Inghilterra» pure in altre città turche. Tra i progetti citati, enormi spazi verdi sorgeranno al posto degli stadi a Konya e a Eskisehir, nell’Anatolia centrale e occidentale, forte base elettorale del suo partito, che non a caso si chiama “della giustizia e dello sviluppo”.
Il terzo scalo poggia su un marchio riconosciuto a livello mondiale. E la Turkish Airlines, compagnia di bandiera pluripremiata a livello internazionale, ha saputo in pochi anni riscattarsi da un passato difficile, costellato di barzellette per via degli aerei caduti, in un presente affidabile e brillante. Pochigiorni fa una società di sondaggi inglese l’ha anche messa in testa ai brand più importanti della Turchia, sopravanzando banche e squadre di calcio. Il nuovo aeroporto non si sa ancora come si chiamerà. Ma dopo quello Ataturk sulla parte europea, e quello di Sabiha Gokcen, la figlia aviatrice del grande fondatore ( laico) della Turchia moderna, non paiono esserci al momento troppe scelte. Stadi e mega- impianti già vengono battezzati con i nomi di personalità in vita. C’è un solo appellativo che si sussurra. A molti suona simile a quello dell’attuale Sultano.