la Repubblica, 23 giugno 2018
Vaccini, Italia maglia nera in Europa
Più indietro di tutti. Nel 2016 l’Italia se la giocava con i Paesi della ex Jugoslavia in fatto di record negativo nelle coperture vaccinali. Quella per il morbillo era all’87%, a fronte di un limite per l’immunità di gregge, cioè per bloccare la circolazione della malattia, al 95%. Nel resto d’Europa, e pure in vari altri Paesi del mondo, stavano quasi tutti meglio. La Germania e la Spagna erano al 97%, il Belgio al 96%, la Gran Bretagna al 92%. Anche per quanto riguarda i vaccini contenuti nel cosiddetto “esavalente” che si fa tra i 3 e i 6 mesi di età (difterite, tetano, pertosse, emofilo B, epatite B, polio) il nostro Paese era sotto l’immunità di gregge, un tempo raggiunta agevolmente, cioè al 93,5%. Intorno a noi la Germania viaggiava al 97%, Francia e Spagna al 95% e così via.
È stato allora che il ministero alla Salute ha pensato a una legge sull’obbligo della vaccinazione per frequentare le scuole, coinvolgendo il Miur e l’Istituto superiore di sanità. La norma è stata approvata nell’agosto del 2017 e prevede per chi non è in regola con i vaccini esavalente e quadrivalente (morbillo, parotite, rosolia e varicella) il divieto di andare al nido e alla materna. Chi frequenta la scuola dell’obbligo, dalla prima elementare alla seconda superiore, va invece incontro a una sanzione pecuniaria.
Ebbene, in sei mesi la norma ha fatto alzare le coperture, in particolar modo per il morbillo, malattia che in Italia l’anno scorso ha provocato una epidemia che ha fatto allarmare anche le autorità sanitarie internazionali. A dicembre 2017 il quadrivalente è salito al 91,7% e l’esavalente al 94,5%. Un deciso passo avanti che non tiene conto, tra l’altro, dei numeri di inizio 2018. Le scadenze per mettersi in regola per l’anno scolastico appena concluso, infatti, arrivavano fino al marzo scorso (e pure un po’ oltre per certe Regioni). E così è presumibile che ci sia stata una corsa al vaccino anche nei mesi passati.
Proprio i risultati ottenuti grazie alla norma stanno rendendo difficile la situazione per la nuova ministra Giulia Grillo e il suo staff. Da una parte tra gli elettori Cinquestelle ci sono molte persone contrarie all’obbligo e anche agli stessi vaccini che pressano quotidianamente per l’abolizione della legge, ad esempio sul profilo Facebook della ministra. Dall’altra ci sono numeri sempre migliori. Togliere l’obbligo vorrebbe dire assumersi una bella responsabilità e sarebbe un problema se le coperture subito dopo calassero di nuovo o addirittura se ci fossero casi gravi di contagio di malattie prevenibili. Per questo Grillo sta cercando una soluzione morbida. Intanto si vorrebbero mettere in atto azioni per la promozione dei vaccini tra le famiglie. Poi bisognerà affrontare il problema del 10 luglio, data entro la quale secondo il decreto Lorenzin le famiglie che non l’hanno già fatto per il 2017-2018 dovranno presentare la documentazione per il prossimo anno scolastico. Prorogare il termine avrebbe poco senso ma per farlo saltare, insieme al divieto di frequentare nidi e materne, è necessario almeno un nuovo decreto legge. Ma va fatto entro settembre.