• La morsa che stringe Merkel
È uno degli aspetti più delicati e decisivi dello scacchiere.
Seehofer, il capo della Csu (il partito di Merkel in Baviera) e ministro dell’interno tedesco, ha dato un ultimatum alla Cancelliera dopo il summit del 28-29: o Merkel trova un accordo europeo soddisfacente sui migranti o lui chiude le frontiere. Lo scontro tra i due potrebbe portare al “sollevamento” di Seehofer, innescando quasi certamente una crisi di governo e possibili nuove elezioni, mentre l’estrema destra Afd prospera.
Anche il partito alleato di Merkel nella Grande coalizione, la socialdemocrazia Spd, cerca il rilancio e si prepara alle urne.
• Che cosa vuole Visegrad?
Visegrad sta per i quattro paesi Ue dell’Est Europa (Ungheria, Cechia, Slovacchia e Polonia) che da tempo esercitano una forte pressione sulle autorità europee. Questi Paesi, spesso sovranisti, hanno un approccio molto duro sull’immigrazione e hanno accolto pochissimi richiedenti asilo del piano di redistribuzione. La schiera, guidata dal premier ungherese Orbán e che non parteciperà al pre vertice di domani, sentono di avere un’occasione d’oro adesso per far capitolare l’asse Merkel-Macron, grazie al governo Lega-M5S in Italia e alla presidenza del Consiglio Ue dal 1 luglio in mano all’Austria del giovane Sebastian Kurz, uno che con Visegrad ha rapporti buoni.
• L’Italia come si muove?
L’Italia vuole cambiare il Trattato di Dublino III per cui il richiedente asilo chiede protezione al primo paese dove sbarca. L’Italia e la Spagna sono contrarie a estendere da 18 mesi a 5 anni la responsabilità dei Paesi di primo ingresso per i migranti che arrivano sul loro territorio. Tutto questo ovviamente implicherebbe una ridistribuzione dei migranti che non trova molti d’accordo.
• E gli altri paesi?
Seehofer vuole rimandare in Italia e altri paesi di arrivo i “migranti secondari”, ossia quei richiedenti asilo che sono entrati in Ue tramite un altro Paese che dovrebbe registrarli e vagliarne la posizione (vedi Dublino III). Visegrad, invece, punta a serrare le frontiere marittime (la Commissione europea ha già proposto una nuova Agenzia dei Guardia Frontiera e Coste Europea), a non accogliere migranti in programmi di redistribuzione e a creare centri di accoglienza (“Hotspot”) addirittura fuori dall’Ue, o in Africa, per scrutinare le identità e le procedure dei richiedenti asilo. Ma questa è una soluzione molto difficile da attuare.