La Stampa, 22 giugno 2018
A Raqqa, tra veli colorati e partite di pallone. L’ex roccaforte dell’Isis riscopre la vita
Raqqa, l’ex capitale dello Stato Islamico in Siria, comincia a tornare a vivere. Nonostante il fatto che la guerra all’Isis abbia portato devastazioni e morte. La città, infatti, era diventata la roccaforte Isis e vi erano confluiti un elevato numero di jihadisti. Qui le Sdf arabo-curde, sostenute dalla Coalizione Internazionale, hanno combattuto battaglie molto dure, che però hanno portato alla sua liberazione. In mezzo c’era la popolazione locale, schiacciata tra due fuochi. Concluse le battaglie, sono rimaste solo la disperazione e le macerie.
Tornate nelle istituzioni
Gli abitanti, però, non si sono dati per vinti e da subito hanno cominciato a ricostruire. Prima ripulendo tutto il disastro causato dalla guerra e poi, pezzo per pezzo, ripristinando gli edifici, le strade e i servizi. Peraltro, un ruolo da protagonista lo stanno giocando le donne, che sotto il dominio dei miliziani sono state umiliate, vendute come schiave e trattate da oggetti. Oggi, invece, hanno la loro rivincita. Non solo fanno parte delle forze di difesa della città, ma hanno un ruolo-chiave nella ricostruzione e nella rinascita di Raqqa. Sono ritornate ovunque, nella attività istituzionali, nelle forze di sicurezza, a scuola come insegnanti e gestiscono negozi. Le donne si sono tolte anche il vestito nero, unico d’obbligo durante il dominio dei fondamentalisti. Tanto che nei negozi era bandito abbigliamento di altri colori. Colori che invece oggi tornano e dipingono le strade della città. Inoltre, non è infrequente vedere ragazze e signore che stazionano davanti alle vetrine con capi variopinti, per anni nascosti nelle cantine più buie.
I giochi dei bimbi
Anche i bambini riprendono le vecchie abitudini, partite a pallone e corse tra i vicoli impolverati. L’Isis li aveva privati dei loro diritti. Niente giochi, niente parchi dei divertimenti. Oggi, il vecchio parco giochi sta rinascendo, dopo che i miliziani avevano sottratto tutto quello che vi era al suo interno prima di lasciare la città. Lentamente viene pulito e gradualmente restituito ai bambini, i legittimi proprietari. I giardini pubblici, erano il fiore all’occhiello della città, davano lucentezza e prestigio a Raqqa. Con l’Isis erano diventati cimiteri a cielo aperto, come la famosa piazza Al Naim. Ora il Comune si sta impegnando in una campagna di restauro e pulizia. Si ricominciano a vedere alberi e la bellezza di quei giardini che un tempo erano meravigliosi spazi verdi e punti di incontro.
Il «Black Stadium» riapre le porte, usato dall’Isis come prigione per torturare ed uccidere i civili è stato per anni l’emblema del terrore, ultimo baluardo in mano ai miliziani prima della fuga. Il Civil Council della città ha organizzato un mini-campionato di calcio. La prima partita si è svolta davanti ad un folto pubblico tra la squadra di Raqqa e quella di Deir Al-Zour, si è conclusa con la vittoria della prima. Ma non vi è stato un perdente, i volti felici dei giocatori e degli spettatori lo hanno dimostrato, il vero sconfitto è stato l’Isis. È come se l’ex capitale del Califfato fosse un puzzle composto da pochi pezzi, ancora tutto da comporre. Le strade la raccontano. Dove la ferocia dei seguaci di Abu Bakr al-Baghdadi fa parte del passato, adesso si può camminare la notte fra luci colorate e un silenzio confortante. I ristoranti rimangono aperti fino a tardi, fatiscenti bazar vengono trasformati in luoghi di ritrovo con traballanti televisori che trasmettono le partite del mondale di calcio in Russia. Il giorno con i raggi del sole è più crudele, ripropone vecchie carcasse saltate in aria e mobili distrutti disseminati per strada senza arte né parte, ma a poca distanza si notano sorrisi e tanti colori che dividono la morte che c’è stata dalla vita che è tornata.