Il Messaggero, 22 giugno 2018
Anche senza più Troika la Grecia è piegata dall’austerità: persi oltre 900 mila posti di lavoro
La Grecia sta uscendo da otto anni di crisi economica, che hanno messo a durissima prova la coesione sociale del Paese. I parametri economici mostrano chiaramente che la grandissima parte delle ricette imposte dalla Troika (Fondo Monetario Internazionale, Banca Centrale Europea e Commissione), hanno distrutto ricchezza e colpito duramente la classe media, impedendo al Paese di potersi riprendere. La disoccupazione, dopo aver toccato la percentuale record del 28%, è ora in fase calante, ma rimane comunque al 20,6%. Si calcola che complessivamente si siano persi oltre 900.000 posti di lavoro. In tutto questo, i contratti collettivi non sono ancora tornati in vigore, mentre aumentano, sempre più, quelli individuali o aziendali.
LE PRIVATIZZAZIONIIl prodotto interno lordo del paese, negli anni della crisi è sceso dai 214 miliardi di euro del 2010, ai 174 miliardi del 2017. E l’Associazione delle Banche elleniche calcola che perché i greci possano tornare al livello di vita del 2009, saranno necessari almeno 70 miliardi di euro di ulteriori investimenti. Negli anni della Troika, hanno chiuso aziende che erano tra le più grandi del paese: il gruppo Atlantic (quinto, a livello nazionale) che operava nella Grande distribuzione, l’industria di mobili Neoset, la Nutriart (azienda leader nazionale nella panificazione) e tantissime altre. È un continuo alternarsi di luci e ombre. Da una parte, i produttori del tipico formaggio Feta, denunciano che le vendite sono drasticamente ridotte, tanto che in molti casi dalle grandi catene di distribuzione tornano indietro anche nove contenitori su dieci. Nonostante tutto questo, ad aprile, però su più vasta scala si è arrivati alla creazione di 100.000 nuovi posti di lavoro, per l’80% nel settore del turismo. Per una buona metà si tratta di posti fissi, e per quest’anno le previsioni dicono che visiteranno la Grecia 32 milioni di turisti. È indubbiamente il settore trainante dell’economia del paese, ma che da solo, ovviamente, non può bastare. Uno degli obiettivi principali, ora, è riuscire a far tornare in patria almeno una parte dei 450.000 greci che, dal 2010 in poi, si sono trovati costretti ad emigrare. C’è, poi, il grande capitolo delle privatizzazioni. Atene si è impegnata a velocizzare la vendita di importanti asset, nei settori dell’energia e delle infrastrutture. Entro la fine dell’anno dovranno essere cedute ai privati tre centrali per la produzione di energia a lignite, sinora in mano alla Dei, la società pubblica per l’energia elettrica. Verrà estesa di ulteriori vent’anni la cessione a privati dell’aeroporto di Atene Eleftherios Venizelos, e sarà venduta anche la società Ellinikà Petrèlea, che produce carburante. Nel frattempo, la società cinese Cosco controlla il porto del Pireo, per 370 milioni di euro, e la tedesca Fraport, pagando 1,2 miliardi di euro, si è garantita la gestione di 14 aeroporti regionali. Ci si aspetta, ora, che investano, rispettivamente, 300 e 415 milioni di euro, per interventi di riqualificazione strutturale. In programma, ci sono anche altre 24 privatizzazioni di carattere strategico. Tra cui quella di 10 porti, dell’ippodromo di Atene, del castello Bibelli e persino di un campeggio vicino al mare, a Kamèna Vourla, nella Ftiotide, la Grecia centrale. Ma l’affare che fa più gola agli investitori è quello dell’area dell’ex aeroporto di Ellinikòn, per un’estensione complessiva di 620 ettari. Inizialmente, si era parlato di un parco accessibile ai cittadini di Atene e dell’hinterland. Ma in seguito, la necessità di fare cassa, ha fatto virare verso un progetto di edificazione di appartamenti, alberghi, casinò e campi da golf. Il governo Tsipras ha aumentato la cifra richiesta agli investitori, rispetto al primo accordo sottoscritto dallo stato ellenico. Ma nel frattempo, un comitato di cittadini ha fatto ricorso, invocando la pubblica utilità dell’area. Si aspetta ora, che la giustizia greca dica l’ultima parola. In tutto questo, la Grecia cerca di poter ridiventare un paese normale, e il governo promette un piano di misure straordinarie, per offrire un sostegno più significativo del passato alle classi sociali che sinora sono state drammaticamente colpite dalla crisi.