Il Sole 24 Ore, 21 giugno 2018
Scattano i dazi europei contro le tariffe imposte da Trump
Il peggioramento dei rapporti tra le due sponde dell’Atlantico sarà sancito domani dall’introduzione delle misure di ritorsione da parte della Ue ai nuovi dazi americani, in uno sviluppo che rischia di avere pesanti effetti su un commercio internazionale che dal 6 luglio fronteggerà anche la rappresaglia cinese alle tariffe varate dalla Casa Bianca. «Non avremmo voluto arrivare a questo punto – ha dichiarato la Commissaria Ue al Commercio Cecilia Malmstrom – Ma le decisioni unilaterali e ingiustificate degli Usa su acciaio e alluminio non ci hanno lasciato altra scelta». A suo parere si tratta di una reazione proporzionata e in linea con le previsioni del Wto, con l’ok definitivo della Commissione a nuovi dazi del 25% su un valore di 2,8 miliardi di euro di merci importate: dalle motociclette Harley-Davidson ai jeans Levy Strauss fino a bevande come i succhi di frutta e il bourbon, per un totale di circa 200 categorie in svariati settori (alcuni “sensibili” per gli stati più favorevoli a Donald Trump), acciaio ovviamente compreso. A innescare la ritorsione sono infatti le tariffe del 25% imposta da Trump sull’acciaio e del 10% sull’alluminio (inizialmente sospeso, ma scattato a inizio giugno). Una tariffa del 10% sarà imposta sulle carte da gioco.
Si tratta della prima fase di una campagna di reazione: la Ue si è già riservata di introdurre tariffe dal 10 al 50% su prodotti Usa importati in Europa per un valore di altri 3,6 miliardi di euro non oltre il 23 marzo 20121. Anche il Messico ha reagito a analoghe misure, mentre il Canada lo farà dal primo luglio. Sullo sfondo, aleggia una ancora più vasta guerra commerciale tra Usa e Cina. Trump ha annunciato dazi del 25% su merci cinesi per 50 miliardi di dollari – provocando una analoga contromisura da parte di Pechino – e sta minacciando tariffe del 10% sull’import per altri 200 miliardi.
Se il presidente ha anche ventilato di imporre un dazio del 25% sulle auto importate (rispetto all’attuale 2,5%), si sta profilando l’offerta di un ramoscello d’ulivo. Circola la proposta tedesca di una abolizione reciproca dei dazi sull’auto, che sono del 10% nella Ue: le principali Case tedesche, da Volkswagen a BMW e Daimler, sono d’accordo. Del resto, i dazi sull’import di auto nella Ue si stanno già eliminando o riducendo per costruttori di altri Paesi, ad esempio per le Case sudcoreane dopo il Free Trade Agreement. L’ Fta tra Ue e Giappone – che sarà firmato ll’11 luglio – contempla anch’esso una riduzione fino a zero, sia pure nell’arco di 8 anni, dei dazi sull’auto made in Japan. Ma Berlino non può agire da sola: è una compenza di Bruxelles. E sul punto l’interesse tedesco pare destinato a scontrarsi con la resistenza francese, visto che Renault e Peugeot non esportano negli States.Anche i costruttori giapponesi sono spaventati e ieri hanno publicato un report t per evidenziare che hanno cumulativamente investito 48,3 miliardi di dollari negli Usa, dove hanno aperto 24 fabbriche e 44 centri di R&S in 19 stati, impiegando oltre 92mila addetti, più altri 350mila nella distribuzione. Difficile però che Trump si commuova e Tokyo teme l’avvio delle trattative bilaterali a luglio in cui preciserà le sue richieste.