la Repubblica, 21 giugno 2018
Banksy rifiutato dalla Royal Academy
L’arte concettuale è arte solo perché a firmarla sono artisti alla moda? Il quesito si ascolta spesso, ma non era ancora successo che a porlo fosse uno dei membri della nouvelle vague medesima. Autore della provocazione è Banksy, pseudonimo del graffitaro senza volto, che ha fatto uno scherzo alla Royal Academy of Arts. In occasione del 250esimo anniversario della Summer Exhibition, tradizionale appuntamento dell’estate londinese, l’artista inglese ha inviato al prestigioso museo un’opera firmata “Bryan S. Gaakman”, anagramma (come ha rivelato in seguito lui stesso) di “Banksy anagram”. Niente di strano: la grande popolarità della rassegna dipende anche dal fatto che chiunque può presentare un proprio lavoro da esibire accanto a quelli di nomi affermati come David Hockney o Anish Kapoor.
Quest’anno il comitato esecutivo, presieduto da un celebre artista quale Grayson Perry, ha esaminato 20mila opere, di cui ne sono state accettate 827. Tra i bocciati c’è anche Banksy: o meglio, Bryan S. Gaakman, l’anagramma dietro cui si nascondeva.
Senonché, un mese dopo il rifiuto, Banksy ha ricevuto una lettera da Perry che gli chiedeva se avesse un’opera da sottoporre. Il graffitaro ha mandato una versione revisionata dell’opera bocciata e stavolta è stata accettata.
Questa settimana l’artista ha raccontato tutto su Instagram. La Royal Academy conferma l’accaduto, precisando: «L’opera esposta nella Summer Exhibition è diversa dalla versione originale». Come dire che è migliore e che l’artista ha dunque meritato l’inclusione non per ragioni legate alla sua fama. Sarà, ma qualcuno usa l’episodio per tornare all’interrogativo iniziale: «Diciamo la verità, Banksy», commenta un post sul social network. «Quest’opera vale poco. Presentarla sotto falso nome ha permesso ai giudici di valutarla senza il peso della sua reputazione. Hanno fatto bene a respingerla». L’opera in questione riproduce un’immagine della campagna referendaria per la Brexit, con lo slogan Vote Leave (Vota per Lasciare – sottinteso, l’Unione Europea), trasformato in Vote Love (Vota l’amore). Il prezzo suggerito, 350 milioni di sterline, è la stessa cifra promessa dai Brexitiani alla sanità pubblica dopo l’uscita dalla Ue, poi risultata falsa: quindi uno sberleffo anche questo. Non è la prima volta che un noto artista invia all’Academy opere sotto falso nome: nel 1947 Winston Churchill, apprezzato pittore oltre che ex primo ministro, ne mandò due firmate “David Winter”. Furono entrambe accettate.