Nel marzo 2011 l’aviazione statunitense schiera un reparto di droni Predator sulla base siciliana di Sigonella. Nei sei mesi successi gli aerei teleguidati partecipano all’operazione Unified Protector contro Gheddafi. I vertici delle forze armate Usa hanno citato 145 attacchi condotti in Libia dai Predator contro le truppe del regime mentre l’ex comandante del reparto ha dichiarato che le incursioni lanciate dai droni di Sigonella in quei sei mesi furono 241.
• La fase due
Alla fine del 2011 con la morte di Gheddafi tutte le attività dei droni americani da Sigonella vengono interrotte. Dopo alcuni mesi riprendono i voli dei Predator per le missioni di ricognizione, senza missili.
Solo in seguito all’assassinio dell’ambasciatore Stevens a Bengasi, nel settembre 2012 gli Usa ottengono la possibilità di far decollare droni armati, con il vincolo di intervenire solo quando sia minacciata la vita dei cittadini americani. Nel 2014 e nel 2015 vengono segnalate alcune azioni mirate dei droni statunitensi per uccidere terroristi in Libia.
• Assalto allo Stato islamico
Nell’estate 2016 su richiesta del governo di Tripoli gli Stati Uniti lanciano l’operazione Odyssey Lighting contro i territori libici dello Stato Islamico. Le milizie dell’Isis si barricano nella città di Sirte, che viene assediata dalle forze governative libiche con il sostegno dell’aviazione americana. Nel corso di questa campagna vengono impiegati i droni Reaper, ciascuno armato con sei tra bombe e missili. I Reaper compiono quasi 300 attacchi sulla città di Sirte, utilizzando “centinaia di missili Hellfire” e bombe a guida laser. Secondo quanto risulta a Repubblica, gran parte delle incursioni partono dalla base siciliana di Sigonella. L’operazione dura dall’inizio di agosto fino a dicembre 2016.
• Missioni continue
Anche dopo la caduta di Sirte, proseguono i raid dei droni contro l’Isis in Libia. Il 19 gennaio 2017, ultimo giorno della presidenza Obama, viene bombardato un accampamento dello Stato Islamico uccidendo un centinaio di miliziani.
Dall’insediamento di Donald Trump sono stati registrati 18 attacchi dei Reaper ma il comando americano Africom precisa che si è trattato di 11 incursioni durante le quali sono stati colpiti più obiettivi. L’ultima risale al 13 giugno scorso.