La Stampa, 21 giugno 2018
Sgominata la vecchia
Eh sì, la pacchia è finita. Qualcuno di voi credeva davvero fosse tutto un bla bla, come il caro vecchio (e compassionevole) celodurismo bossiano? Macché. Questi fanno sul serio. «Dalle parole ai fatti», ha scritto Matteo Salvini su Twitter. Era successo che a Carmagnola, Torino, fosse stata demolita una casa abusiva costruita dentro un campo sinti abusivo. Una questione cominciata dieci anni fa ma, in effetti, conclusa ora che a Carmagnola il sindaco è un’inflessibile signora leghista. Sono arrivati all’alba in un reggimento, polizia e carabinieri più vigili urbani. E la ruspa ha fatto il suo glorioso esordio. La legge è legge: qualcosa da ridire? Dalle parole ai fatti e soprattutto, aggiungeva Salvini scaricando fierezza sulla tastiera, «prima gli italiani». Però, se non disturbiamo la festa della rettitudine ritrovata, e non inquiniamo la fresca fonte a un popolo assetato di legalità, ci permettiamo di aggiungere un paio di dettagli. La pericolosa titolare della casa si chiama Fiorangela, ha settant’anni ed è in cura per un cancro. Con lei vive il figlio di cinquanta, tossicodipendente. I due si spartivano questa specie di reggia, trenta metri quadrati, una cucina, un divano letto, un bagno; ma di notte Fiorangela non ci stava: troppa umidità, si coricava nel lusso di una roulotte. Infine una notiziola etnicamente molesta. Fiorangela è sinti ma è nata a Pisa, è italiana. Sua madre era nata a Torino, era italiana, e così la nonna e la bisnonna, e indietro per sette generazioni. Quindi «prima gli italiani» è una canagliata. Ma certo, tutto questo è solo buonismo. Senza quella casetta, oggi l’Italia è un Paese migliore.