il Fatto Quotidiano, 21 giugno 2018
Cronistoria del progetto sullo stadio della Roma dal 2012 a oggi
Chi non vive a Roma forse si è perso qualche puntata: la storia del nuovo stadio della squadra che fu di Francesco Totti, l’As Roma, attraversa ormai tre consiliature e ha coinvolto altrettanti sindaci, da Alemanno a Marino a Raggi. Ecco le tappe principali della vicenda per orientarsi.
30 dicembre 2012. La nuova proprietà americana della As Roma, con James Pallotta, annuncia che lo stadio sorgerà a Tor di Valle. I terreni sono della società Eurnova di Luca Parnasi (comprati nel 2010 per 42 milioni). Il sindaco che comunica la scelta è Gianni Alemanno.
9 dicembre 2013. La As Roma presenta la prima versione del suo progetto per lo stadio: 52 mila posti, ristoranti, museo. Da realizzare con la nuova “legge stadi” in discussione in Parlamento che stabilisce i rapporti tra amministrazione e costruttori.
Aprile 2014. Nasce la società Stadio TdV, partecipata da Parnasi, per realizzare l’opera e affittare gli spazi commerciali.
22 dicembre 2014. L’assemblea capitolina – sotto la giunta Marino (Pd) – approva la delibera decisiva per avviare l’opera. Gli otto consiglieri M5S votano contro. In quella versione, il progetto prevede uno stadio su 49 mila metri quadri e un business park da 336 mila con tre torri e un centro commerciale. Costo totale 1,5 miliardi (privati), 440 milioni servono per pagare le opere pubbliche connesse, tra queste il prolungamento della metro B.
28 aprile 2016. Un mese prima delle elezioni comunali l’Eurnova di Parnasi deposita in Campidoglio il progetto definitivo, con le tre torri disegnate dall’archistar Daniel Libeskind.
15 giugno 2016. Il direttore generale della As Roma, Mauro Baldissoni, avvisa la nuova amministrazione Cinque Stelle: “Se il progetto si blocca faremo causa da milioni di euro”. Virginia Raggi si insedia come sindaco il 22 giugno.
31 gennaio 2017. Alla conferenza dei servizi (Campidoglio, Città metropolitana, Regione Lazio e governo) la giunta Raggi chiede una riduzione delle cubature dell’opera del 20-25 per cento, riducendo l’area commerciale. Il giorno dopo la Raggi deposita un parere “non favorevole” che può cambiare se cambia il progetto.
7 febbraio 2017. L’allora allenatore della Roma, Luciano Spalletti, lancia via Twitter una campagna per sbloccare le trattative: “A Roma va fatto lo stadio, famolo”. Si mobilita anche l’ex capitano della Roma, Francesco Totti.
14 febbraio 2017. Si dimette l’assessore all’Urbanistica Paolo Berdini. Non perle sue opinioni dissenzienti sullo stadio, ma per aver espresso giudizi sprezzanti sul sindaco Raggi in un colloquio con un giornalista della Stampa.
15 febbraio 2017. La capogruppo del Pd in
Campidoglio, Michela Di Biase, presenta un’interrogazione per sapere che ruolo ha “un tale avvocato Luca Lanzalone” nella vicenda dello stadio.
18 febbraio 2017. La soprintendente alle Belle arti del Comune di Roma, Margherita Eichberg, avvia il procedimento per tutelare il vecchio ippodromo di Tor di Valle, colpa di una tribuna (dimenticata dai più) disegnata dall’architetto Julio Garcia Lafuente per le Olimpiadi del 1960.
23 febbraio 2017. Beppe Grillo dice che “lo stadio della Roma è meglio farlo altrove, non a Tor di Valle”. Intanto la giunta Raggi lavora a nuove proposte sulle cubature. L’avvocatura del Campidoglio, in un parere secretato dal sindaco, sostiene che la delibera della giunta Marino del 2014 si può annullare in procedura di autotutela (il potere di cancellare decisioni già prese da passate amministrazioni se considerate lesive dell’interesse pubblico) senza rischiare penali. Per mettersi al riparo da possibili contenziosi, però, è meglio sostituire quella delibera con un’altra che introduce le modifiche invece di limitarsi ad annullarla.
24 febbraio 2017. Il sindaco Raggi, dopo una giornata in ospedale per un malore, riesce a raggiungere un compromesso con le altre parti coinvolte: taglio delle cubature del 50 per cento, cancellato il 60 per cento del business park, via le tre torri e alimentazione energetica con fonti rinnovabili, viene salvato anche un pezzo del vecchio ippodromo di Tor di Valle. Non si farà il “ponte di Traiano”, che avrebbe dovuto collegare Tor di Valle con l’autostrada Roma-Fiumicino. È per questa fase della trattativa che si spendono l’avvocato Luca Lanzalone e i futuri ministri M5S Riccardo Fraccaro e Alfonso Bonafede.
7 marzo 2017. La Raggi risponde sul ruolo di Lanzalone: “Il 10 febbraio ha depositato una comunicazione con la quale veniva da me incaricato di seguire alcune vicende, in particolare quella della società Eurnova” di Parnasi. La consulenza doveva essere formalizzata con un accordo con l’assessore all’Urbanistica, ma Berdini si è dimesso, “quindi non ha potuto trovare formalizzazione, la troverà a breve con il nuovo assessore”. Ma non succede.
3 aprile 2017. Il sindaco Raggi indica Luca Lanzalone come nuovo presidente dell’Acea, la società dell’acqua e dell’energia quotata in Borsa e controllata dal Comune.
30 novembre 2017. Cade il vincolo delle Belle arti sull’ippodromo. Si può procedere.
5 dicembre 2017. La Conferenza dei servizi approva il progetto definitivo dello Stadio, nella versione modificata: visto che sono state ridotte le cubature commerciali, anche le opere infrastrutturali a carico dei privati sono inferiori, da 240 a 125 milioni. La giunta Raggi spiega che invece di costruire un’enorme cattedrale nel deserto senza benefici per l’area intorno, degli interventi di riqualificazione beneficerà anche quella remota periferia della Capitale. I punti critici rimangono la sequenza in cui si faranno le opere (se cioè quelle pubbliche saranno pronte insieme a quelle private) e la variante urbanistica necessaria.
10 aprile 2018. L’Assemblea capitolina approva la delibera di indirizzo per la variante urbanistica per la costruzione del ponte dei Congressi, la viabilità accessoria, la sistemazione della banchina del Tevere e l’adeguamento del ponte della Magliana. Tutte opere funzionali alla costruzione dello stadio.
13 giugno 2018. Nove arrestati per corruzione per le operazioni intorno alla vicenda stadio. Lanzalone viene messo ai domiciliari. L’inchiesta non contesta l’irregolarità del progetto dello Stadio.
14 giugno 2018. Lanzalone si dimette dalla presidenza dell’Acea, come richiesto da Luigi Di Maio (M5S).