Corriere della Sera, 21 giugno 2018
Le utopie di Pinot Gallizio: il situazionismo e la «città degli zingari»
Il situazionista che si fece re degli zingari. Negli archivi Rai e su YouTube è possibile rintracciare affascinanti notizie su Pinot Gallizio, nato e vissuto ad Alba (1902-1964), farmacista per dieci anni, poi archeologo, erborista, partigiano, consigliere comunale, democristiano, comunista, attivista, che superati i 50 anni si scoprì artista, pittore e inventò la pittura industriale, ossia rotoli di tela dipinta che lui vendeva a metro per smontare l’idea commerciale ed elitaria dell’arte.
Tra altri meriti, Pinot Gallizio è conosciuto per aver ispirato due grandi progetti utopici: il situazionismo e la «città degli zingari». Il 28 luglio 1957 a Cosio d’Arroscia, Imperia, nasce l’Internazionale situazionista, il movimento che ha in Guy Debord il suo profeta e si pone come superamento di Marx nella critica radicale al capitalismo. Debord, il citatissimo autore de La société du spectacle, intuisce la centralità dello spettacolo nel mondo moderno, è il primo a teorizzare la società come «regno liquido e cromatico».
La nozione centrale del situazionismo è quella di détournement (sviamento), definito come «appropriazione indebita, il contrario della citazione, dell’autorità teorica sempre falsificata per il solo fatto di essere divenuta citazione». L’altro grande progetto di Gallizio è quello di costruire ad Alba un luogo dove ospitare i nomadi, contro la volontà del sindaco di allora che li voleva cacciare.
Non solo regalò ai sinti un terreno lungo il Tanaro dove potersi accampare, ma chiese a Constant, artista e architetto olandese, un progetto (una grande cupola in plexiglass, con tiranti simile alle tensostrutture del circo equestre) per la New Babylon, l’anti-città paradossale pensata per la nuova umanità nomade.
Oggi, i nostri situazionisti fanno gli ex comici, si occupano di tv, siedono nei consigli d’amministrazione.