Corriere della Sera, 21 giugno 2018
Dal 1971 la temperatura è salita di 1 grado. «Abbiamo 45 notti tropicali all’anno»
È un’Italia sempre più calda e più piovosa quella che emerge dalle statistiche dell’Istat riferite ai capoluoghi di regione esaminati dal 1971 al 2016. A rimarcare la tendenza è in particolare il confronto tra il periodo 1971-2000 e quello 2002-2016. E qui emerge che nel secondo periodo la temperatura media annua è stata di 15,5 gradi centigradi, con un aumento di 1 grado rispetto al primo periodo. Indagando si vede che dopo il 1996 i valori medi registrati sono sempre positivi andando da +0,5° di Cagliari a +1,5° di Perugia.
Non a caso da diversi anni siamo vittime di «estremi di caldo» sempre più estesi. Negli ultimi 15 anni i giorni estivi sono stati 110 con 45 notti definite «tropicali», cioè 17 giorni e 14 notti in più rispetto alla media. Sull’altro fronte, nelle città si scopre che nell’ultimo periodo ci sono stati 3 giorni in meno di gelo, 9 notti e 11 giorni freddi in meno.
Analoga la tendenza sulle piogge. Tra il 2002 e il 2016 la media annua è stata di 778 millimetri, +1,6% rispetto ai 29 anni precedenti (765,8 millimetri). Quello che colpisce è la differenza tra le città. A Genova la precipitazione totale media è diminuita di 206,2 millimetri tra i due periodi mentre a Palermo e Campobasso è aumentata rispettivamente di 166,8 e 162,1 millimetri. In Italia mediamente i giorni piovosi sono stati 82 sia nel primo che nel secondo periodo, con un incremento però di otto giorni a Palermo e una riduzione di cinque a Venezia. Costanti restano anche i giorni (10) in cui mediamente la pioggia supera i 20 millimetri. L’anomalia in questo caso colpisce Milano e Genova (-3 giorni), mentre a Palermo, Campobasso, Catanzaro e Trento segna più tre.
Ma il dato che sottolinea l’estremizzazione del clima è che il 24,7% della precipitazione media annua si concentra nei giorni molto piovosi con un valore medio di 192 millimetri.
«È evidente che alcune regioni della nostra penisola sono ancora più vulnerabili – nota Carlo Barbante, direttore dell’Istituto per la dinamica dei processi ambientali del Cnr —. Le aree alpine sono molto a rischio ma pure le città della Pianura Padana, che sperimentano sempre di più ondate di calore».