Corriere della Sera, 21 giugno 2018
La Sud Corea taglia l’orario di lavoro. A 52 ore settimanali
Diventa realtà lo slogan «lavorare meno lavorare tutti»? La Corea del Sud, dal 1° luglio, entrerà (finalmente) nel novero della nazioni più sviluppate che hanno deciso di ridurre per legge l’orario di lavoro settimanale. Il Parlamento di Seul ha infatti approvato una riforma, lo scorso febbraio, che porta l’impegno massimo di un impiegato o di un operaio da 68 ore, suddivise in genere in sei giorni, a 52, straordinari inclusi.
Questo significa che dalle 11 e più ore in media giornaliere, un dipendente potrà tornare a casa dopo un massimo di 8 ore e mezza trascorse in ufficio o in fabbrica. Una «conquista» che probabilmente contribuirà a detronizzare il Paese dalla vetta della settimana lavorativa media più pesante del mondo. Certo, in Asia Orientale la questione non è politica e la disoccupazione trascurabile: l’economia è trainata dalle tigri grandi e piccole ma il punto è che i decessi per karoshi – parola giapponese che indica la morte per fatica – non si contano. La legge, approvata quasi all’unanimità, fa parte di un «pacchetto» di promesse elettorali dell’attuale presidente, Moon Jae-in, deciso a ridurre un orario di lavoro «inumano per quanto lungo». L’intenzione alla base di questa riforma è – oltre a garantire una qualità di vita più «accettabile» – quella di dare anche una «spinta» all’incremento demografico, in grave crisi (seppure ancora distante dalla percentuale-zero italiana), concedendo alle coppie più tempo «per sé». Per non dire del previsto aumento dei consumi, a tutto beneficio del Pil nazionale. Altra bella novità per i lavoratori sudcoreani: guadagneranno il 16% in più sul salario medio per via della riduzione.
Eppure non è così scontato che i lavoratori sfrutteranno davvero il tempo libero in più concesso loro dalla legge. I sudcoreani – a parità di entrate – sono infatti i lavoratori più «stakanovisti«del pianeta, con una media di 400 ore di fatica annua in più rispetto ai colleghi di altri Paesi come la Gran Bretagna o l’Australia. Aggiungiamo che per un gigante come Samsung che ha promesso di rispettare da subito le nuove regole, altre corporation hanno chiesto una proroga di sei mesi per consentire la «riorganizzazione» dei turni. Il governo ha acconsentito: perciò, per chi non sarà pronto il 1° luglio, gli ispettori del lavoro e sindacati dovranno attendere la fine del prossimo dicembre prima di valutare eventuali sanzioni. Interessante il sistema studiato dalla Samsung per andare incontro a una visione più «flessibile» dell’organizzazione. I dipendenti avranno la facoltà, entro certi limiti, di stabilire autonomamente quanto rimanere in ufficio settimanalmente, purché gli impegni mensili siano garantiti.
Quando finalmente la nuova legge entrerà in vigore, l’orario sarà dunque di 40 ore, con 12 ore di straordinario che, teoricamente, non potranno essere aumentate. Gli unici ancora a godere di un trattamento più leggero restano i minori di 18 anni: per loro orario massimo di 35 ore. Come in Francia gli adulti.