Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2018  giugno 20 Mercoledì calendario

«Io, papà maturando a 36 anni per dare l’esempio a mia figlia»

«Non preoccuparti papà, vedrai che andrà bene bene». Tutta la dolcezza e l’amore di Giada, 9 anni e la terza elementare appena conclusa, come antidoto naturale per non cedere alla pressione e vincere il timore della prima prova. Sì, perché la maturità fa tremare le gambe anche da adulto, quando hai il doppio degli anni dei maturandi e hai scelto di rimetterti in gioco tra i banchi di scuola dove da tre anni ci accompagni tua figlia. «Lo stress si sente, la paura è proprio quella di non essere all’altezza di quello hai fatto, del percorso che hai compiuto. È un paradosso: hai il panico di entrare nel panico». 
Parla sottovoce da un angolo della biblioteca dove si è rifugiato per un ultimo ripassone, Fabio Maresca, milanese di 36 anni, operaio in un’officina meccanica per metà giornata e studente nell’altra metà presso l’Istituto di Istruzione Superiore “G. Giorgi”, con specializzazione in meccanica e meccatronica. 
E ora il traguardo del diploma, dopo due anni intensivi e sfiancanti, con il turno in fabbrica dalle 7 alle 16, il tempo di una doccia e poi la scuola, dalle 17.25 alle 22.40. «Ci è voluta tenacia e volontà, solo il primo giorno ho pensato di gettare la spugna: sono uscito dall’aula e tornando a casa mi sono proprio chiesto chi me lo aveva fatto fare». Ma la risposta Fabio l’aveva ben impressa dentro di sé. Intanto voleva dimostrare alla figlia il valore dello studio, essere un esempio per trasmetterle l’importanza della dedizione negli anni giusti, lui che a 17 anni aveva mollato tutto per mancanza di voglia.
E poi, dopo una vita passata sul tornio, riscoprire il piacere di apprendere nuove conoscenze e nuove competenze. Tra la sorpresa di amici e famigliari e il supporto del datore di lavoro che ha favorito e incoraggiato il desiderio del proprio dipendente.
Due coniugi sui libri 
Ha contagiato anche la moglie: pure lei, impiegata e con in tasca un vecchio attestato di studio senza più alcun valore, ha scelto di ricominciare dalla scuole superiori, frequentando quest’anno la quarta superiore di un istituto tecnico commerciale. «Padre, madre e figlia: tutta la famiglia è andata a scuola» – racconta sorridendo Fabio – «Con i genitori che chiedevano alla figlia “Come è andata oggi?”, e Giada che poteva replicare la stessa domanda a noi. Un sacrificio, indubbiamente, ma un’esperienza che ci ha molto uniti. Mia moglie e io, alla sera tardi o nei ritagli di tempo ci interrogavamo a vicenda, e nei weekend ci trovavamo tutti e tre con i libri aperti, alle prese con i compiti da fare e le interrogazioni da preparare. Poi abbiamo fatto una giocosa competizione sui voti: un modo scherzoso per incoraggiarci a vicenda. So che è difficile da comprendere, ma è stato pure molto divertente». Con Giada che ha voluto vedere le scuole di mamma e papà, piacevolmente incredula di ritrovarli in un mondo così simile al suo. «Ha voluto sapere dell’esame, sente la tensione e sa che è un passaggio impegnativo. Diciamo che è un esame di famiglia».
Nel frattempo Fabio si sta già concentrando sul secondo scritto, la prova di meccanica, perché particolarmente ostica per le mille formule da tenere in testa. Mentre per italiano pensa di orientarsi sul saggio breve, su cui si è ben allenato in questi mesi. «Devo davvero dire grazie ai docenti della mia scuola: mi hanno trasmesso la passione, mi hanno fatto assaporare il gusto del sapere. Con loro mi sono avvicinato alla letteratura che era lontanissima da me, ho approfondito conoscenze di storia di cui avevo poche nozioni, ho trovato le base teoriche di quello che da sempre metto in pratica in officina. E insieme a me altri adulti, alcuni più giovani altri più anziani, ognuno con motivazioni e vissuti diversi. Abbiamo fatto un bel gioco di squadra per raggiungere lo stesso obiettivo». 
Crescere, come persona e come professionista, questa è la maturità già ottenuta da Fabio. «Vorrei riuscire a dimostrare quello che ho appreso in questi due anni. Non tanto per il voto, quello non m’interessa: mi sta a cuore riuscire a dare il massimo per non deludere le persone che mi hanno permesso di arrivare fino a qua. Di vivere questa avventura che mi ha trasformato e ha cambiato la mia famiglia. E poi, vada come vada, comunque andrà bene. Parola di Giada».