il Fatto Quotidiano, 20 giugno 2018
Dalla Coca Cola a Parnasi: trucchi e donazioni di Eyu
Il Pd fa il Jobs Act, la fondazione del Pd poi lo spiega. A pagamento, con corsi di formazione da 2.300 ad azienda, Iva esclusa. Relatori? Ex ministri e onorevoli del Pd, compreso il padre della legge, l’economista liberal ed ex sottosegretario Tommaso Nannicini. Nel giugno 2016 Renzi, premier e segretario Pd, andava allo stabilimento della Coca Cola di Marcianise, in provincia di Caserta. Davanti al board italiano della multinazionale giurava che sua figlia “non sa scegliere tra Fanta e Coca”. La company da 35 miliardi di fatturato e 3 mila dipendenti in Italia sceglieva proprio la Fondazione Eyu come “partner tecnico” per valutare 10 progetti di “inclusione sociale”. E versava nelle sue casse 25 mila euro.
Tutto questo non è nell’inchiesta sullo stadio della Roma che ha portato agli arresti il costruttore Parnasi. Ma dice qualcosa sui conti e i movimenti della Fondazione prima che a rimpolparne le casse, nel pieno dell’ultima campagna elettorale, arrivasse quel versamento da 123 mila euro più Iva, di cui si è saputo solo grazie alle intercettazioni, e ormai al centro di una contesa: sarebbe il corrispettivo per uno studio sul rapporto tra gli italiani e la casa, solo che lo studio è costato secondo il Corriere soltanto 7 mila euro. Eyu ha smentito in serata annunciando di aver querelato il quotidiano di via Solferino perché “confonde il concetto di ‘costo’ con quello di valore, quest’ultimo (come risulta dagli atti) ammonta a 39.000 euro, mentre 7.000 sono una parte dei costi di realizzazione”.
Di sicuro quel versamento ha avuto un positivo impatto per i conti della Fondazione: l’esercizio 2016 (ultimo bilancio disponibile) si era chiuso con una perdita di 177 mila euro. I soldi di Parnasi, in tutto 150 mila euro, sono stati un toccasana. Ma non gli unici.
Ha ragione, anzi, il tesoriere Pd e presidente Eyu Francesco Bonifazi quando rivendica che non è una “scatola vuota” per finanziare il Pd ma “piena”: “Una fondazione riconosciuta presso la Prefettura di Roma e che, per la qualità delle iniziative e degli approfondimenti che ha svolto, dopo un vaglio di sei mesi è stata ammessa all’interno della Feps (Foundation for European Progressive Studies)”.
Lo statuto parla di “scopi di utilità e di coesione sociale, e di promozione dello sviluppo economico”. Ma la fondazione – nata nell’ottobre 2014 anche per acquisire una parte delle azioni dell’Unità – si muove piuttosto come un comitato d’affari, un contenitore per donazioni che offre “servizi” a pagamento. Tra i circa 400 mila euro raccolti a vario titolo nel 2016 ci sono ad esempio i 50 mila euro versati da Manutencoop per l’organizzazione di un evento intitolato “Le città del futuro”, in programma il 27 ottobre di quell’anno a Bologna. Il versamento – fanno sapere dallo storico colosso delle cooperative – “era per le attività di organizzazione, quali il catering, l’affitto della sala, la promozione media e i gettoni per i relatori”, molti dei quali esponenti del Pd, come il renziano Filippo Taddei, in quel momento responsabile Economia del partito oltre che coordinatore del comitato scientifico della fondazione. Per ammissione della stessa Manutencoop negli ultimi dieci anni è l’unico versamento effettuato a una fondazione legata alla politica per l’organizzazione di un evento.
Nel 2017 le cose per Eyu vanno ancora meglio, il bilancio previsionale 2017 prevede entrate in forte crescita: 520 mila euro da erogazioni liberali e 320 mila ricavi da studi commissionati e organizzazione eventi. Se il Pd è in rosso, la fondazione Open è stata chiusa, il nuovo collettore di fondi è proprio Eyu. Fondazione più vicina a Renzi che al partito e potenziale veicolo per traghettare il suo gruppo dirigente verso un nuovo soggetto politico, senza il peso dei debiti di quello vecchio.
Hai voglia a dire che è normale, però. Specie se risultasse vero che a evadere commesse di studi, ricerche, seminari, premi ed eventi sono anche dipendenti del Pd in cassa integrazione. A sollevare il dubbio è un tweet di Luca Di Bartolomei, ex responsabile Sport dei dem. La ricerca di riscontri non è agevole. Domenico Petrolo è il responsabile del fundraising della fondazione. Sull’Huffington Post dice di lavorare al dipartimento Cultura del Pd. Non indagato, era colui che si adoperava per ricevere i soldi versati da Parnasi per lo studio. Alla domanda se sia sia uno dei 174 dipendenti in cassa integrazione, non risponde. Ammette invece di esserlo Eleonora Caione, sul sito di Eyu indicata come addetta al fundraising. Il tesoriere Bonifazi sostiene però che le informazioni sul sito non sono aggiornate e che la dipendente negli ultimi mesi è tornata nei ranghi del Pd dopo un periodo di distacco presso la fondazione. Alla domanda se ci siano lavoratori in cassa impiegati in Eyu, il suo presidente e tesoriere Pd non risponde.