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 2018  giugno 20 Mercoledì calendario

Bilancio tecnico (e non solo) dopo il primo turno del Mondiali

Alla fine del primo turno il particolare che balza agli occhi è lo scarso ricambio di giocatori rispetto all’ultimo Mondiale. Ci sono poche sorprese, le squadre sono mediamente vecchie, si è perso per strada anche un po’ di ordine tattico, è meno forte la dittatura del possesso palla. Molti giocatori sono stanchi, siamo oltre i confini della stagione. Sono diminuiti i solisti, ma è cresciuta la qualità media.
La squadra migliore mi è sembrata il Belgio, che però giocava contro Panama. Il gol di Mertens è forse stato il più bello della settimana. Mertens si aggiunge a una squadra già molto forte che insisteva a prescinderlo. I suoi grandi giovani (Hazard, De Bruyne, Lukaku, Courtois) hanno ormai l’età giusta per prendere in mano il calcio. Se riesce a tenere una buona velocità di base, il Belgio può arrivare fino in fondo a un torneo dove l’esaurimento ha reso tutti meno competitivi. 
La corsa è l’ingrediente necessario anche per l’Inghilterra. Non ha impressionato al debutto, ma ha vinto e ha chiaramente giocatori di qualità. Ha un buon leader in Henderson, ancora un po’ sopravvalutati sia Sterling che Alli, il migliore è Kane che non pesa però abbastanza sulla squadra. Si lascia superare da schemi che quasi lo escludono, l’Inghilterra ha molti fantasisti, cerca la porta con i passaggi brevi. Così Kane sta spesso a guardare.
È ormai preoccupante la Germania perché gioca così da due anni, stessi uomini e stesse lacune. L’ordine e il podismo del messicano Herrera hanno saltato il suo centrocampo per tutta la partita. Draxler non finisce mai di crescere, Müller ha pregi e limiti chiari. La crisi più vasta mi sembra quella di Kroos e Özil. 
Gioca ancora benissimo la Spagna, anche se non tira mai in porta. I suoi giovani, Isco, Vázquez, Asensio, sembrano formidabili e un po’ scolastici, Iniesta sbaglia ormai abbastanza, Busquets è un difensore di centrocampo, la scuola è ancora immensa ma si sente la malattia di aver vissuto tanto.
Tra le sorprese metterei ancora l’Islanda, che in fondo è al debutto in un Mondiale. È un vero esperimento alieno, non è mai esistita una squadra dove un solo giocatore è alto un metro e ottanta, gli altri vanno nettamente più su. Cambiano tutti i parametri della partita, a cominciare dalle punizioni di prima. Messi ne ha mandate tre sulla barriera, fatto molto insolito, ma aveva contro giocatori cinque dita più alti degli avversari normali. L’Islanda si difende molto, ma quando ha bisogno porta avanti cinque giocatori in area ed è un’orda barbara che inquieta già mentre si avvicina. È la sua diversità fisica a creare il panico negli ultimi metri avversari e a costruire i tanti errori visti davanti al portiere. 
Il Brasile è invece una sfida agli ultimi cinquant’anni di calcio. Tutti giocano per piacersi. Certo giocano come nessuno al mondo, ma non sono una squadra. Se vincessero il Mondiale, cosa insegneremmo ai ragazzi, il progetto vero diventerebbe l’anarchia? Non era questa la vecchia forza del Brasile, questo semmai è sempre stato il suo difetto. Erano anarchici quando persero in casa con l’Uruguay nel ’50. Questo li costrinse a studiare molto fino a inventare nel ’58 uno schema elastico ma rigoroso, il 4-2-4, dove tutti correvano per tutti, tranne Garrincha. 
L’uomo del primo giorno è comunque Cristiano Ronaldo. Mi sembra però più leggero di due anni fa il suo Portogallo, ha una «catena» di destra insufficiente e i due centrocampisti fanno poco gioco. In grande difficoltà Messi. La sua differenza con Ronaldo in Nazionale è di ruolo, nel senso di parte in commedia. Ronaldo non ha la responsabilità di tutta la squadra, cercando il gol fa il suo mestiere di sempre. Messi ha sulla spalle l’intera Argentina, appena hanno la palla tutti cercano lui. Non è un calciatore, è diventato uno schema, l’unico possibile. Questo annulla lui e i fuoriclasse che gli stanno intorno (Di Maria, Higuain, Aguero, Dybala), tiene lenta tutta l’Argentina. Con la prigionia di Messi non sta fallendo solo Sampaoli, hanno fallito tutti i più importanti maestri nazionali, da Maradona, a Bilardo a Sabella. Messi va lasciato libero non di fare tutto, ma di giocare come gli piace. Si è fuoriclasse per questo.