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 2018  giugno 20 Mercoledì calendario

Gli 80 anni di Edoardo Vianello: «All’inizio pagavo gli amici per scegliere me sui juke box»

Ha fatto ballare tre generazioni con canzoni facili leggere e orecchiabili come «Pinne fucile ed occhiali», «Abbronzatissima», «Stessa spiaggia stesso mare», «I watussi». 
Il 24 giugno il cantante Edoardo Vianello compie 80 anni. E li festeggia con un concerto in Campidoglio. Con lui la banda dei vigili urbani di Roma che aprirà la serata con un omaggio di quindici minuti al repertorio dell’artista, poi novanta minuti filati di canzoni fra cui un inedito, «Piano piano», scritto per l’occasione. «Un elogio della lentezza», spiega l’artista. Così recita l’incipit: «Piano piano, non c’è fretta, calma e gesso rallentiamo».
Ottant’anni e quanti concerti?
«È una domanda cui so rispondere facilmente perché sono un maniaco dell’ordine, dei numeri e delle statistiche. Segno tutto. Circa seimila. Dal ‘59 canto da professionista, dal ‘56 come dilettante nelle feste parrocchiali e di piazza. Ho debuttato in teatro con il trio Lauretta Masiero, Lina Volonghi e Alberto Lionello in una commedia di Salce, “Il lieto fine”, alla Capannina di Forte dei Marmi. Regista Alberto Bonucci, che ci insegnava anche i minimi dettagli per valorizzare una battuta. Imparare da grandi professionisti è fondamentale».
Quando si lanciò come solista si dice che lei andasse personalmente a gettonare le sue canzoni nei juke box...
«Beh, non proprio. Prezzolavo degli amici. Temevo di essere riconosciuto e sorpreso in flagrante “autopromozione”! All’epoca era importante far sentire nelle spiagge brani come “Guarda come dondolo” o “I watussi”».
Con sua moglie Wilma Goich avete spopolato con il duo chiamato «Vianella». Dopo la separazione coniugale e artistica lei ha continuato con successo in solitario.
«Sì. C’erano dei locali adatti alla mia musica e poi le feste di piazza. Il panorama è cambiato. I Comuni hanno meno risorse, sono molto prudenti anche sul piano della sicurezza. Ma per fortuna ci sono molte feste private dove canto su base musicale o con band a seconda del compenso».
Le capitava di cantare in diversi locali nella stessa giornata?
«Succedeva spesso nel periodo del massimo boom. Il record fu il Capodanno del 2000 a Palermo. Cinque spettacoli: uno alle 21.30, uno alle 24 poi tre discoteche. Auto con motore acceso, uno show via l’altro. Poi ho dormito per due giorni interi».
Ci vuole un fisico bestiale, come canta Luca Carboni...
«Mi piace cantare, lo faccio anche gratis con gli amici. Adoro stare sul palco, non bevo e non fumo. Conduco una vita sana. Che aiuta la concentrazione. Niente eccessi, ma nessuna dieta particolare. Ho avuto tre mogli. Quella attuale, Frida, ha 32 anni meno di me».
Quanto paga di tasse?
«Dichiaro il dovuto».
Qual è stato il periodo di massimo successo, con il numero di serate più alto?
«La fine degli anni 80, quando è arrivata la riscoperta delle mie canzoni. Tutte le band le suonavano e questo mi faceva guadagnare molto come diritti d’autore. Poi dal 2000 ho cominciato a rallentare lavorando un po’ meno».
Dal suo osservatorio privilegiato che cambiamenti ha notato?
«È un mondo più triste, malinconico. Rimpiango i tempi dell’entusiasmo, delle grandi aspettative, quando ogni piccolo passo, come una radiolina portatile, era una conquista. Oggi stiamo tutti bene, ma nulla ci appaga. Negli anni 60 si partiva da zero e ogni cosa riusciva a sorprenderci».
Lei sembra avere un ottimo carattere. Anche con la sua ex moglie Wilma Goich è stato molto generoso (200 milioni dell’epoca). C’è mai qualcosa che la innervosisce?
«Sì, una sola. Che qualcuno cerchi di aggiustarmi i capelli o la cravatta o la giacca, insomma che mi si tocchi prima di andare in scena per darmi il tocco finale. Divento una belva».
E ora?
«Mi esibisco meno, ma solo con la mia band di 10 elementi. A Roma oltre a cantare, mi racconterò con aneddoti, retroscena e coincidenze».
Le canzoni preferite?
«Io sono credente per educazione, ma sono anche preoccupato che dopo non ci sia nulla. Quindi i brani sono “Oh mio signore” (per cominciare l’avvicinamento a Lui), e “Guarda come dondolo” per scatenarci fin che possiamo».