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 2018  giugno 20 Mercoledì calendario

Nella classe dei record un anno dopo i sette 100 alla maturità

È stata una classe gloriosa, la 5B del liceo classico Manzoni di Milano: l’anno scorso, alla maturità, uno studente su tre ha conquistato il massimo dei voti. Sette 100, due anche con la lode. «Entrati nella storia del liceo. I più bravi hanno trascinato gli altri», ricorda con orgoglio la dirigente Milena Mammani. A distanza di un anno, molti si frequentano ancora. E ai diplomandi dispensano, tutti insieme, qualche consiglio. «La parola d’ordine è fugare l’ansia. Come? Solidarizzando con i compagni di classe – raccomanda Penelope Volpi, 100 e lode ed esperta di jazz —. La competizione che ci ha permesso di arrivare in alto non è stata tra di noi, ma con noi stessi». 
Interviene Francesco De Pas, 100 (con lode mancata per un soffio), da bambino campione italiano di scacchi, iscritto a Ingegneria matematica: «Un paio di scritte sul braccio e una sulla coscia sono la mossa. Non si potrà mai attingere a quelle informazioni, durante l’esame, ma così si entra in aula tranquilli», scherza. Sgrana gli occhi Enrica Leydi, sua ex compagna di banco, voto massimo anche lei: «Durante la terza prova sono andata in bagno e il presidente della commissione non mi ha più restituito la prova. Ma bisogna essere fatalisti, è andata bene lo stesso», assicura. Il ricordo più bello della maturità? Per lei il brindisi con lo spumante e il bicchiere di plastica insieme ai professori sfiniti, «quando anche l’ultimo del gruppo aveva brillantemente concluso». 
Riccardo Biggi, altro saggio della ex 5B, ricorda «l’emozione di vedere Samba, il venditore senegalese di accendini, che ci veniva incontro per abbracciarci alla fine degli esami», e poi «la corsa in bici per stampare la tesina il giorno prima dell’esame. E i pistacchi che sgranocchiavamo tutti, studiando». Si è iscritto a Lingue ad Amsterdam, ma dopo un semestre ha deciso di prendersi l’anno sabbatico in Marocco, dove sta studiando arabo e lavora come volontario in una scuola. «Pensate che i professori sono lì per farvi fare bella figura, deve essere una vittoria anche per loro, per dimostrare quello che hanno saputo trasmettere».
Rilancia Enrica: «Se siete sopravvissuti ai cinque anni di superiori, non saranno certo i pochi giorni della maturità a stendervi». In ogni caso, vietato studiare tutto il giorno, dicono in coro: «Ci si abbatte, sembra di non ricordare nulla. Meglio distrarsi, vedere gli amici. La maturità passa, quelli restano tutta la vita».