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 2018  giugno 20 Mercoledì calendario

«Basta nuove leggi sui soldi ai partiti, c’è già la Commissione trasparenza» dice Cassese

I recenti arresti a Roma hanno fatto riemergere il tema della trasparenza dei finanziamenti alla politica ma anche quello del rapporto fra politici e tecnici. Ne abbiamo parlato con Sabino Cassese, fra i massimi esperti italiani di amministrazione ed ex giudice della Consulta.
Allora, professore, che idea si è fatto di quanto sta emergendo dal caso giudiziario nato intorno allo Stadio di Roma?
«Dalle recenti vicende romane emerge un dato singolare: l’assenza dell’amministrazione e il ricorso a personale esterno, del tipo consulenti. Lo stato della burocrazia capitolina è miserevole per diversi motivi: assunzioni clientelari, scarso ricorso a concorsi, prevaricazione dei partiti, frustrazione dei funzionari più capaci, aggiramento degli uffici. Per rimediarvi occorrerebbe valorizzare i capaci e meritevoli e scegliere personale senza guardare l’appartenenza politica. Poi, non bisognerebbe ricorrere ad esterni che non hanno obblighi di imparzialità».
Dunque l’allargamento del raggio d’azione di professionisti che ruotano intorno alla politica ma non provengono dalla pubblica amministrazione ci fornisce una prima morale...
«È semplice: bisogna far funzionare per bene l’amministrazione. Questa deve essere isolata dalla invadenza partitica».
C’è poi l’altra questione del funzionamento dell’attuale metodo di finanziamento dei partiti.
«Sulla materia si è intervenuti molte, troppe volte, a partire dal 1974. Nel 1993 si è introdotto il finanziamento delle campagne elettorali. Nel 2013, con norma andata a regime nel 2018, è stato abrogato il finanziamento pubblico diretto, introducendo la destinazione volontaria del 2 per mille dell’Irpef, già sperimentata nel 1997 1999. Nel 2015 sono state riformate le modalità di controllo dei bilanci dei partiti, con modifiche della Commissione di garanzia sui partiti politici. Un nuovo testo approvato dalla Camera nel giugno 2016 non è stato approvato dal Senato». 
Il costruttore Parnasi ha finanziato alcune Fondazioni, sia della Lega che del Pd, da tempo l’Autorità Anticorruzione si batte per rendere più trasparenti queste relazioni. Cosa si può fare in concreto? 
«Lo strumento c’è, e non è l’Anac, ma la Commissione per la trasparenza e il controllo dei rendiconti dei partiti e dei movimenti politici, creata nel 2012 e poi rafforzata. È composta di cinque componenti, designati uno dal presidente della Cassazione, uno dal presidente del Consiglio di Stato, tre dal presidente della Corte dei conti».
Qual é la missione della Commissione per la trasparenza che é ignota al grande pubblico?
«La Commissione ha compiti di controllo di trasparenza e democraticità dei partiti, deve assicurarci che vi sia democrazia interna, che non si diano donazioni superiori ai 100 mila euro. Ha ulteriori compiti. Non penso che occorra ogni 3-5 anni mutare le leggi, ma bisogna invece far funzionare bene quelle che ci sono. E non bisogna dimenticare altri aspetti: c’è un finanziamento visibile, uno occulto (ad esempio, mettendo a disposizione dei partiti locali o personale). C’è un finanziamento che passa per lo Stato, ma anche rivoli che passano attraverso regioni e comuni. Di questo la Commissione dovrebbe tener conto. Infine, bisogna ricordare che i partiti, divenuti da movimenti organizzazioni, sono ora ristrette oligarchie, che diventano operative in occasione delle elezioni. Non si può pensare che il finanziamento di partiti organizzazioni, con centinaia di dipendenti – sia conservato o riproposto ora che i partiti si svegliano in occasione delle elezioni».
Non trova che la legislazione sulle lobby sia lacunosa?
«Penso che sia bene procedere per gradi. La Commissione che ho menzionato può ampliare la sua attività a fondazioni e associazioni che abbiano rapporti finanziari con i partiti. La Commissione stessa potrebbe sia fissare criteri, sia controllarne l’applicazione».
Oggi molti parlamentari finanziano il proprio partito, nel caso del Pd siamo nell’ordine dei 3.000 euro mensili. È un sistema efficiente?
«Fa parte di una antica consuetudine, forte nel Pci. Consiste in contributi volontari, ai quali di recente qualcuno si è sottratto. Ha un fondamento nel fatto che il partito sostiene l’attività del parlamentare, sia come candidato sia nello svolgimento della sua attività di rappresentante».
I parlamentari 5Stelle versano una somma mensile all’associazione Rousseau, un’associazione privata legata alla Casaleggio. È corretto? 
«Questo pone un problema che la Commissione dovrebbe risolvere, perché si tratta di una distorsione, e perché occorrerebbe accertare quanto sia volontaria la contribuzione».