La Stampa, 19 giugno 2018
Non solo Cr7. Il codice del successo è sulle scarpe
Il corpo non basta più a definire il tragitto, a raccontare l’ambizione, a incorniciare i nomi di chi conta. I calciatori si sono tatuati ovunque, qualcuno si è ricoperto e ha trasformato il fisico in una mappa, altri hanno scelto zone strategiche e segnato un limite, quasi tutti però in questo Mondiale hanno trovato un punto diverso, nascosto, per scrivere il codice del successo: le scarpe.
In principio è lo sponsor, quello che disegna il logo, crea il nome, suggerisce, mischia la vita di chi gioca allo slogan di chi compra, ma c’è dell’altro. Le scarpe segnano il momento in cui si passa dalla preparazione ai fatti, sono il confine tra l’attesa e il risultato. Infilarle significa entrare in modalità partita, attivarsi e quindi lì sopra servono formule magiche.
Sogni e messaggi
Neymar ci ha messo il nome del figlio David Lucca e il motto diventato copyright «Alegria». Per i Mondiali di casa aveva chiesto le scarpe d’oro, ma era un’edizione placcata in cui lui si è infortunato e il Brasile si è depresso quindi stavolta riparte dal bianco. Per gradi. Messi si è fatto scompaginare le lettere del nome, per mettere in disordine le aspettative sempre così ben allineate. Ronaldo vuole solo il suo marchio, Cr7, ma Shaqiri aggiunge le origini. A sinistra la bandiera Svizzera, la nazionale che rappresenta, e a destra quella del Kosovo. Pazienza se la tifoseria borbotta e la nazione si indispettisce. Shaqiri è figlio di immigrati, le sue radici stanno dove devono: in evidenza. E poi le scarpe sono personali, hanno lo sponsor privato, proteggono il bene più prezioso per chi vive tirando calci a un pallone. Sono intime. Non si può rendere conto di quel che ci si mette: sogni e lettere fusi in messaggi speciali. Preghiere e scaramanzie, lodi e ironie, ognuno sceglie la propria lingua«Unruly», indisciplinato per l’attaccante dell’Inghilterra Sterling che stufo di ascoltare lezioni sul comportamento manda un segnale, mentre altri allineano la famiglia, le date, i mantra «Ecco chi mi dà la forza». Uno studio da jedi che l’industria asseconda. Per Russia 2018 sono sbucate le scarpe personalizzate per gli arbitri, con la Coppa stilizzata sul calcagno. Edizione limitata e missione per conto di chi ci ha sempre creduto, ha accompagnato al primo allenamento, esultato al primo gol, per chi è costantemente in tribuna o aspetta a casa. Parole storpiate che nessuno conosce e acronimi che tutti identificano con chi li porta. Sul tallone, da sempre il punto debole.