Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2018  giugno 19 Martedì calendario

Ecco chi era il vero Atticus Finch

Che Atticus Finch sia un eroe dell’antirazzismo in America lo sanno (quasi) tutti. L’avvocato protagonista di To Kill a Mockingbird (titolo italiano Il buio oltre la siepe), il libro che ha dato il Pulitzer e notorietà internazionale alla scrittrice Harper Lee, è una figura familiare fin dall’adolescenza – il libro è il testo più diffuso nelle scuole degli Stati Uniti – diventata leggendaria dopo l’interpretazione hollywoodiana di Gregory Peck. Che, non a caso, è stato votato come «il più grande eroe dello schermo di tutti i tempi» dall’American Film Institute.
Che Harper Lee si fosse ispirata all’ambiente familiare, l’Alabama razzista degli anni Cinquanta, per raccontare la storia di Atticus e la sua difesa di un nero ingiustamente accusato di stupro era cosa nota. Per Atticus aveva tratto ispirazione dal padre, Amasa Coleman Lee, un noto avvocato che proprio come il protagonista del romanzo aveva difeso diversi neri nei tribunali.
In un libro uscito adesso negli Stati Uniti ( Atticus Finch: The Biography) l’autore Joseph Crispino insinua molti dubbi sull’eroe antirazzista (della fiction), in una biografia in cui i protagonisti diventano i reali Lee (padre e figlia): con l’avvocato descritto per quello che era in realtà – un «razzista paternalista» – e Harper Lee come colei che ha ampiamente abbellito la figura di quel padre (che nel romanzo sarebbe diventato un modello di integrità per tutti gli avvocati) di cui conosceva ambiguità e punti deboli che in qualche modo condivideva lei stessa.
Che l’eroe Atticus non fosse uno stinco di santo lo si era del resto iniziato a capire quando nel 2015 venne pubblicato il romanzo di Lee Va’, metti una sentinella, scritto prima dell’altro, ma rimasto molto misteriosamente rinchiuso per decenni nel cassetto. In questo secondo (primo) romanzo la figura di Atticus è decisamente meno eroica e un po’ più razzista e Harper Lee l’aveva creata proprio a causa dei sentimenti ambivalenti che provava verso il padre e molti uomini del Sud.Fu solo con l’inizio dei movimenti antisegregazionisti che decise che era meglio farne un ritratto più coraggioso ed eroico, per dimostrare all’America intera il Sud nella sua parte e nelle sue tradizioni migliori. Di questo è convinto Crispino, che per questa biografia sul protagonista (fittizio) di un romanzo, ha scavato a fondo, trovando molti testimoni della vita reale in quell’Alabama (razzista) degli anni Cinquanta.