Corriere della Sera, 19 giugno 2018
I calciautori del Giappone guidano il club degli studiosi
SAN PIETROBURGO Il calcio di strada contro il calcio dei licei e delle università: Colombia-Giappone è uno scontro tra culture, in tutti i sensi. I colombiani forse sono favoriti perché maneggiano meglio l’Abc del pallone, ma quando si tratta di passarsi i libri nemmeno la Nazionale scrittori può competere con gli intellettuali giapponesi.
Quella affidata a Nishino, anche se molto turbata dal terremoto che ha interessato ieri l’area di Osaka, è una squadra da manuale. Con un capitano storico come Makoto Hasebe da oltre un milione di copie vendute in libreria col suo «Allenare la mente»: il centrocampista dell’Eintracht Francoforte ha devoluto 1,5 milioni di euro, la sua percentuale delle vendite, all’Unicef dopo lo tsunami del 2011.
«Makoto è il Maldini giapponese e questa squadra, che per 10/11 è ancora la mia, è idolatrata in patria come una delle migliori di sempre – ricorda l’ex c.t. Alberto Zaccheroni —. Io il libro non l’ho scritto, ma il mio interprete sì: si intitola “Quattro anni con Zaccheroni” e ha venduto 96 mila copie. Molte delle quali vengono acquistate da donne, a testimonianza che si tratta di un fenomeno sociale».
Anche Nagatomo, che è pure laureato in Economia, tira parecchio: i suoi manuali di allenamento alternativo e di yoga sono in tutte le librerie. Sugli scaffali interisti un po’ meno. Okazaki per i tifosi del Leicester campione d’Inghilterra due anni fa è un punto di riferimento. Figurarsi per i giapponesi che lo seguono nel suo libro «Lento cammino», in cui racconta come ha vinto le sue paure. Sugli scaffali dello spogliatoio giapponese poteva mancare un testo sulla resilienza? Certo che no: lo ha scritto il pilastro della difesa, Maya Yoshida, che gioca nel Southampton.
L’ossatura della squadra dei «secchioni» è fatta, con quattro elementi chiave del Giappone. In porta ci può andare Simon Mignolet, che nel Belgio è riserva di Courtois e nel Liverpool si è fatto rubare il posto da Karius: non il massimo della sicurezza, ma davanti a lui come centrale difensivo c’è il suo compagno di nazionale, Vincent Kompany. Ha un master in business administration ed è il leader riconosciuto dei Diavoli Rossi: attualmente k.o. per infortunio, potrebbe tornare nell’ultima partita del girone, quella contro l’Inghilterra. A completare la difesa l’islandese Kari Arnason, che ha un master in business administration, con una tesi sulla corruzione nel calcio inglese. E il peruviano Corzo, stessa specialità: lui gioca pure nell’Universitario.
A centrocampo il livello si alza decisamente: Rakitic, ex studente della facoltà di architettura di Basilea, ha fatto anche uno stage nel celebre studio Herzog & deMeuron. Il cervello del Barcellona e della Croazia la laurea non l’ha presa, ma in compenso parla sette lingue. Come il belga Lukaku, che può fare la punta di questa squadra speciale.
Altro uomo chiave del centrocampo Pape «Badou» Ndyae del Senegal e dello Stoke City: il papà militare e la mamma professoressa lo hanno lasciato giocare a patto che completasse gli studi. Il ragazzo si è diplomato con una menzione in letteratura e si è poi laureato in legge e management.
Manca un tuttofare come dodicesimo uomo di qualità? Il tedesco Joshua Kimmich si è diplomato con lode ed è uno dei simboli di come la riforma del calcio in Germania dal 2000 abbia coinvolto anche le classi medio alte, riuscendo a contemperare studio e sport di alto livello. Evitando la dispersione del talento, calcistico e scolastico. Un problema che solo il Giappone è riuscito davvero a risolvere.