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 2018  giugno 19 Martedì calendario

Fiona May come Cagnotto e Maldini. Quei genitori battuti dai figli

Ci sono quelli che sognano il figlio campione per riscattare le loro vite mediocri – basta farsi un giro la domenica mattina su un qualunque campetto per trovarne a decine – e quelli che invece farebbero di tutto per evitargli il peso del confronto. Perché campioni lo furono, e i loro trionfi rischiano di fare ombra per sempre alla carriera dei pargoli.
Di figli d’arte non all’altezza è piena la storia dello sport, alcuni riescono comunque a fare onore ai loro cognomi (da Sandro Mazzola ad Andrea Meneghin, passando per l’ostacolista Eddy Ottoz e il pugile Massimiliano Duran gli esempi non mancano) ma di genitori superati dai figli non ce ne sono moltissimi. Tra questi, forse, Fiona May. Ve la ricordate la ex campionessa mondiale di salto in lungo, nata inglese ma naturalizzata italiana dopo il matrimonio con l’astista Gianni Iapichino? Sabato la figlia Larissa, 15 anni, ha saltato 6 metri e 38: 16 cm della mamma alla sua età.
Fa effetto rivederla in uno spot di qualche anno fa, in cui era ancora una bimba e faceva la pubblicità di una merendina. Così come fa effetto rivedere Federico Chiesa in braccio a papà Enrico. Era l’estate del 2000, lui doveva ancora compiere tre anni e la Fiorentina aveva appena venduto Batistuta alla Roma. «E adesso chi li fa i gol?», chiedeva il giornalista. La risposta («Io!») è ormai un cult tra i tifosi viola.
Se diventerà più forte del padre – 233 gol in carriera, di cui 7 in nazionale – lo dirà il tempo. Chi invece ha già superato la madre è Federica Brignone, figlia della mitica Ninna Quario, slalomista della «Valanga Rosa», e del suo skiman: a 27 anni l’ha già doppiata per numero di vittorie in coppa del mondo (8 a 4) mettendo in bacheca anche un bronzo olimpico e un argento mondiale.
La regina indiscussa di questa categoria però è Tania Cagnotto. Papà Giorgio ha avuto il privilegio di accompagnarne l’epopea non solo da genitore ma anche da allenatore. Una passione, quella per i tuffi, che evidentemente le ha trasmesso col codice genetico. Come quella di Valentino Rossi per le moto: forse non tutti sanno che il «Dottore» corre con il 46 perché quello era il numero di Graziano, come lo chiama lui che parla sempre dei genitori usando il nome di battesimo. Fu un discreto motociclista tra la fine degli anni ’70 e gli ’80, Vale ha preso in prestito i suoi sogni e li ha trasformati in realtà, ma c’è molto del padre nel suo approccio scanzonato con le corse e con la vita.
Questione di carattere, non solo di talento. Come la serietà dei Maldini: uomo tutto d’un pezzo Cesare – primo calciatore italiano ad alzare la Coppa dei Campioni – e non meno sobrio Paolo che lo ha surclassato vincendone cinque. I campioni, si sa, ai loro record ci tengono. Ma quando a batterli è il sangue del loro sangue non «rosicano»: basta guardare l’esultanza di Fiona May per rendersene conto...