Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2018  giugno 19 Martedì calendario

Diritto & Rovescio

Il Corriere della Sera (nell’intervistare Pietro Grasso, ex magistrato ed ex presidente del Senato nonché oggi capo di LeU, il partito voluto da Pier Luigi Bersani e da Massimo D’Alema e afflosciatosi subito in occasione delle ultime elezioni politiche) gli pone la domanda in modo esplicito e chiaro. «Lei, Grasso», gli ha chiesto Monica Guerzoni, «risulta in debito con il Pd per 83 mila euro. Restituirà la tassa che lei avrebbe dovuto versare in quanto senatore Pd?». Una persona normale avrebbe potuto rispondere in uno di questi tre modi: 1) ho versato tutto quanto dovevo; 2) la somma che il Pd mi chiede è esagerata perché hanno sbagliato i calcoli; 3) non devo nulla al Pd. Invece Pietro Grasso risponde: «A me non è arrivato alcun decreto ingiuntivo (non basta un richiesta?, ndr) ma ho comunque invitato nei giorni scorsi il tesoriere del Pd a incontrarci per chiarire definitivamente». Ma non poteva chiarire lui subito all’opinione pubblica? Che c’è da nascondere? Il quesito è molto semplice.