il Fatto Quotidiano, 19 giugno 2018
La7 e Giletti: tutti al servizio delle vendette di Corona
Qualche settimana fa, Massimo Giletti mi aveva invitata a un confronto con Fabrizio Corona nella sua trasmissione, Non è l’arena su La7. Gli avevo risposto che non avevo nulla su cui confrontarmi e ribadito in una successiva telefonata che se Corona esiste è per quelli come lui e che non avrei partecipato al teatrino imbastito sul pluricondannato in cerca di riabilitazione mediatica.
Qui finisce la premessa necessaria per comprendere il resto, che è la storia non di un pluricondannato in cerca di quello che ha ottenuto (titoloni e attenzione), ma di una furbata televisiva mascherata da confronto tv che è stata una celebrazione del galeotto maltrattato dal sistema giudiziario italiano.
Se Corona è prevedibile, chi ha stupito di più è Massimo Giletti, il vero colpevole di un momento televisivo sconclusionato e diseducativo. Intanto sfugge perché da settimane andasse in onda uno spot in cui Corona pubblicizzava la sua presenza a Non è l’arena come fosse stato l’eroe tornato dal fronte. Sfugge il perché in studio sia stato accolto con applausi e ovazioni un personaggio che ha subito condanne per reati che vanno dall’estorsione alla bancarotta alla corruzione e che sta ancora scontando una pena. Sfugge anche il perché un giornalista e conduttore nei giorni precedenti si sia lasciato fotografare con indosso la t-shirt del nuovo marchio di Corona e in palestra con lui per finire su Chi e nelle storie di Instagram del suo ospite.
Quello che viene definito un “processo a Corona” è stato in realtà un processo che Corona ha fatto in tv a tutti coloro che sono colpevoli di non aver eretto una statua in giardino in suo onore. A quelli che magari si sono stancati di vedere la stampa che gli fa il pediluvio regalandogli spazio e interviste, e raccontando Corona per quello che è: uno che da anni entra ed esce dalla galera perché commette reati. Fine.
A incalzarlo una Armata Bracalone dell’opinionismo, nessuno capace di contraddirlo, nessuno con minima conoscenza della sua storia processuale. Giampiero Mughini è riuscito a farsi dileggiare per il suo aspetto e le scarse vendite dei suoi libri in uno slancio masochistico commovente. Nunzia De Girolamo che ha balbettato cose a caso su quanto la morale non c’entri nulla con la giustizia. Alessandro Cecchi Paone non pervenuto. Klaus Davi diceva cose sensate quindi ha parlato un secondo. Francesca Barra, forte delle sue note battaglie per la legalità, lo difendeva con argomenti tipo “vabbè ma chi nello spettacolo non ha preso soldi in nero?”. L’avvocato Ivano Chiesa, poi, si è fatto dire da Corona che “ormai è una celebrità grazie a me” e “prende 6000 clienti grazie a me”. Corona è convinto di portare benefici a chiunque gli si avvicini. Bisognerebbe chiedere a quelli a cui deve soldi. O alla famiglia.
Poi è toccato a Don Antonio Mazzi che, vista la sua ricerca spasmodica del famoso da riabilitare nelle sue comunità, se l’è anche cercata. “Don Mazzi si fa pubblicità col mio nome, se facciamo un’inchiesta sulle sue comunità entriamo in un argomento che non finiamo più”. Poi le accuse nei confronti della questura di via Moscova, a Milano, che Corona il bullo ha minacciato così: “Gliela farò pagare”. Notare che i poliziotti di Moscova sarebbero colpevoli di essere andati ad arrestarlo a casa nonostante lui avesse garantito di consegnarsi due ore dopo. Nessuno del parterre che gli abbia detto una cosina semplice, tipo: “L’ultima volta che hanno aspettato due ore per arrestarti, poi sono dovuti venire a riprenderti in Portogallo”. Così come nessuno che, ai suoi continui “sono uno che guadagnava 5 milioni l’anno”, gli abbia rammentato che tanto un genio dell’imprenditoria non è, visto che le sue società sono fallite per bancarotta. E nessuno che quando ha proclamato tronfio “ho rivoluzionato il fotogiornalismo in Italia” gli abbia spiegato che sì, in effetti, andare a vendere le foto di David Trezeguet a Trezeguet o tentare di venderle a Francesco Coco e Adriano anziché ai giornali è stata estorsione, più che rivoluzione. Toccante poi il filmato in cui Corona fa un tuffo al mare perché il mare è simbolo di libertà, cosa che ha ricordato un po’ a tutti Enzo Tortora che ritorna a Portobello dopo l’immonda carcerazione e altre ingiustizie di cui Corona è degno rappresentante. Toccante la sua frase “La morale va predicata non praticata!” che è probabilmente un lapsus di quelli memorabili.
Poi si arriva a me e, per certi versi, è la parte più incredibile. Nel luglio del 2016, su Il Fatto avevo scritto una lunga inchiesta su Corona durante l’affidamento in prova. Avevo raccontato di suoi compensi in nero e di come in molti ritenessero la casa della collaboratrice Francesca Persi la sua cassaforte. Di come il calciatore Giuseppe Sculli fosse andato a reclamare dei soldi che Corona gli doveva. Corona era libero, avrebbe potuto contestare l’articolo ma se ne stette ben zitto. Era luglio, a ottobre ci fu la perquisizione in casa Persi e il ritrovamento di 1,7 milioni nel controsoffitto. Quindi avevo scritto la verità. Corona da Giletti l’ha raccontata così: “La Lucarelli, una non giornalista, fa un’inchiesta che non potrebbe fare in cui scrive che Corona ha milioni di euro nascosti in quella casa. Secondo voi quando in questo momento che c’è crisi, che la gente ammazza per 5 euro, quando uno dice che Corona ha milioni di euro in casa, cosa ti vengono a fare? Un’estorsione! E tu giornalista hai il peso della parola e della scrittura non lo devi dire questo!”. Nessuno gli ha ricordato che per quei soldi nascosti è stato condannato per evasione fiscale e che dire che gli ho causato un’estorsione è come dire che dovevo tacere un presunto reato per non causargli problemi accessori.
Segue poi l’acme. Corona: “La Lucarelli ha accanimento e frustrazione e anche gelosia perché non ci sono mai stato, anni e anni che vuole il mio corpo e non glielo do”. Le due mancate deputate ridono, gli uomini tacciono. Giletti si dissocia. Peccato che il programma fosse registrato e la miglior dissociazione, nonché l’unica credibile, sarebbe stata il taglio della frase becera e sessista nei miei confronti. In più, il giorno dopo, Corona pubblica gli sms ricevuti da Giletti “Vai, siamo in tendenza su twitter!”, “Hai fatto diventare La7 prima rete nazionale! Vai Fabrizio!”. Tutto questo accade mentre mi trovo a migliaia di chilometri di distanza dall’Italia, nel Mar Morto. E vi dirò: pensavo che questo fosse davvero il punto più basso della terra, ma Non è l’arena domenica sera è riuscita a scendere più giù. Tocca aggiornare i geologi.