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 2018  giugno 18 Lunedì calendario

L’Italia nella rete di 111.000 leggi

Ritorna il taglia-leggi, al quale si accompagna la ridda dei numeri su quante siano le norme che regolano la nostra vita. «Sono 187mila quelle emanate dalla nascita dello Stato unitario a oggi», dicono dal ministero dei Rapporti con il Parlamento, il cui responsabile, Riccardo Fraccaro, ha annunciato di voler eliminare 400 provvedimenti inutili. Ma quante di quelle leggi sono vigenti? Perché il fatto che siano state emanate non significa automaticamente che siano ancora in vita, soprattutto dopo l’operazione pulizia avviata nel 2005 e conclusa nel 2010.
«Gli atti normativi in vigore sono circa 111mila», viene in soccorso il Poligrafico dello Stato, che gestisce Normattiva, la banca dati sulla legislazione nata in concomitanza con il taglia-leggi di otto anni fa. Un numero non preciso all’unità, ma che dà comunque l’idea della massa di norme con cui dobbiamo confrontarci. E si tratta solo di quelle di valenza nazionale pubblicate sulla Gazzetta Ufficiale. Manca, per esempio, la legislazione regionale. Uno stock che ha iniziato a formarsi nel 1861 ed è pian piano cresciuto. Il monitoraggio del Poligrafico anticipa quanto gli utenti di Normattiva potranno trovare a partire dal 2 agosto, quando la banca dati, attraverso la quale per ora si possono consultare gli atti dal 1916 in poi, andrà indietro nel tempo fino all’Unità d’Italia.
Da quell’epoca sono arrivati fino a noi regi decreti (sono migliaia quelli ancora in vigore o, almeno, non esplicitamente abrogati), come anche, venendo a tempi più recenti, decreti del duce del fascismo. A firma di Benito Mussolini ci sono 21 atti che risultano ancora efficaci o che – occorre ribadirlo – non sono stati esplicitamente cancellati. C’è, per esempio, la disciplina della produzione dei rigenerati del cuoio, entrata in vigore nel giugno del 1943, o l’accordo economico per la coltivazione e compravendita del pomodoro, del settembre 1940, o ancora l’accordo economico per la produzione, il collocamento e la vendita del baco da seta, anche questo del 1943.
Se si scende nel dettaglio degli atti vigenti, a far la parte del leone sono i decreti del Presidente della Repubblica e le leggi. Secondo un’elaborazione effettuata da Normattiva e contenuta in uno studio che l’ex consigliere parlamentare Valerio Di Porto pubblicherà nella collana “Studi pisani sul Parlamento”, i Dpr vigenti sono oltre 46mila e le leggi più di 13mila. Seguono i regi decreti (7.736), i decreti legislativi (2.042) e i decreti (quasi 2mila). In tutto si arriva a oltre 76mila atti, ma contati a partire dal 1932 fino a ottobre 2016. Manca, dunque, il periodo dal 1861 al 1932 e quello da ottobre 2016 a oggi: considerandoli, si arriva a 111mila provvedimenti vigenti. Di quest’ultimo dato, però, non c’è, al momento, un dettaglio.
Non siamo, tuttavia, il solo Paese con questa super- produzione: negli ultimi venti anni la Germania ha sfornato più leggi di noi: 2.650 contro 2.171. La legislazione tedesca fa, però, ampio ricorso ai codici, che permettono di incasellare in modo ordinato ogni nuovo intervento normativo. Da noi l’uso dei codici avrebbe dovuto accompagnare l’operazione taglia-leggi, ma così non è stato, se non per casi isolati.
Dallo studio di Di Porto si rileva che gli atti di rango primario (leggi, decreti legge, decreti legislativi, ecc.) sono circa 19mila, un dato in linea con quello a cui era arrivato nel 2007 il pool taglia-leggi coordinato da Alessandro Pajno, ricognizione che poi portò alla “ghigliottina” del 2010.
Ora il ministro Fraccaro torna sul tema. Certo, se il nuovo colpo di forbici intende partire da spesometro, redditometro e studi di settore, l’impatto sarà praticamente nullo: quelle regole sono già destinate a uscire di scena.