il Fatto Quotidiano, 18 giugno 2018
Bisignani, l’eterno Gattopardo dalla P2 a Parnasi e Mr.Wolf
Tomo tomo, cacchio cacchio, per dirla alla Totò, il faccendiere Luigi Bisignani ha ripreso ieri la sua copiosa attività pubblicistica sul Tempo di Roma (gruppo Angelucci con Denis Verdini supervisore editoriale) e si è messo a discettare sul “giustizialismo sommario” dei grillini che potrebbe favorire l’ascesa del nuovo duce italiano, Matteo Salvini.
Sì, è lo stesso Bisignani che dalla scorsa settimana è indagato per concorso in tentata corruzione nell’inchiesta Parnasi-Lanzalone sullo stadio della Roma. Già piduista e cattomassone; indi postino democristiano della maxitangente Enimont in Vaticano; infine esecutore della scatola nera del berlusconismo (la fatidica P4) come fedelissimo di Gianni Letta, il faccendiere due volte pregiudicato è l’eterno prezzemolo dell’oscurità andreottiana che avvolge la Capitale mammona. La conferma che questo non sarà mai un Paese normale nonché il simbolo di un affarismo atavico che tenta di risucchiare e normalizzare i potenti di turno.
Ché Bisignani sarà anche anti-grillino sul Tempo ma quando si tratta di fare un favore all’ormai noto Luca Lanzalone gli brillano gli occhi per la gioia: “Questa è una bellissima cosa, ci provo subito”. La vicenda è un dettaglio laterale ma illumina la scena perché come i mafiosi, certi imprenditori e faccendieri non optano mai per un ruolo di opposizione. Il palazzinaro Parnasi vuole compiacere Lanzalone e questi gli chiede un favore: togliere un riferimento personale (in pratica il nome dell’amante) da un articolo pubblicato su Dagospia. E qui Lanzalone paga il suo provincialismo ligure: anziché mettere una distanza di sicurezza tra lui e Bisignani confida a Parnasi che l’ex piduista è “un soggetto curioso” e a quel punto, annotano i magistrati, il costruttore rivendica un “rapporto quasi filiale” con il faccendiere “perché lo ha preso in braccio quando è nato”. Più pragmaticamente gli inquirenti aggiungono anche che Bisignani è a libro paga del palazzinaro.
Consigli, suggerimenti, relazioni: la solita storia del peggior Gattopardo italico. Mai nulla alla luce del sole. L’entusiasmo parnasiano per aver adescato Lanzalone insieme con Bisignani è questo: “Mi ero intitolato la possibilità di dargli una e dargli una mano con te perché gli ho detto ‘guarda io poi ti ci porto a parlare, perché Luigi è la persona… tu troverai una persona che è un giornalista di altissima qualità (sic! Bisignani è stato radiato dall’ordine dei giornalisti, ndr), con cui tu devi avere rapporti, perché se vuoi mediare posizioni importanti…’”.
Ma la vicenda che racconta meglio il materialismo trasversale di Bisignani e del suo quasi figlio Parnasi è quella della candidatura di Nunzio Luciano, presidente della Cassa forense, nelle liste di Forza Italia alle Politiche del 4 marzo. Questo è anche l’episodio per cui il faccendiere è indagato: per i magistrati, lui e Parnasi avrebbero “programmato di corrompere” Luciano offrendogli “un considerevole contributo alla sua campagna elettorale” in cambio di quote da acquistare, come presidente della Cassa forense, del famigerato progetto Ecovillage dell’imprenditore.
A Bisignani, dunque, Parnasi spiega che Luciano gli ha chiesto una mano per la candidatura con Berlusconi. Aggiunge anche, il costruttore, che Luciano vuole fare il parlamentare ma non il sottosegretario perché così può mantenere l’incarico di presidente della Cassa forense. Quando si dicono gli interessi del Paese.
È il 9 gennaio di quest’anno. La questione è portare Luciano da “Gianni” e battezzarlo. Presumibilmente Gianni Letta. Il filo lettiano trova riscontro in un passaggio della lunga conversazione tra Parnasi e Bisignani del 9 gennaio. L’ex piduista va al sodo: “La domanda da fare è questa! Che rapporto ha lui con (incomprensibile) sta segando tutti gli avvocati… tutti! Ha un peso pazzesco! Al punto che Letta non si siede neanche al tavolo delle trattative! Io ’sta roba la seguo minuto per minuto, ora per ora”. Il nome incomprensibile nell’intercettazione dovrebbe essere quello di Niccolo Ghedini, grande regista delle liste azzurre. Alla fine Luciano viene candidato ma non è eletto.
Una settimana dopo, Parnasi chiede a Bisignani chi sostenere alle elezioni del 4 marzo: “Luigi dice che sosterranno Renzi e Berlusconi e poi la quarta gamba e specifica “quella è proprio nostra eh… Cesa, Fitto… quella roba lì”. Renzusconismo puro di Sistema. Che viene fuori a livello nazionale quando Parnasi si rivolge a Bisignani per l’articolo dell’Espresso sui soldi dati alla fondazione leghista. Da faccendiere esperto, Bisignani gli dice di non rispondere e di “cavalcare la cosa” perché “tutti pensano che tu sei vicino a Bonifazi”, tesoriere del Pd e pilastro del giglio magico renziano. Non si butta via mai niente, prima regola.