Corriere della Sera, 18 giugno 2018
Con i documentari di Bryan le immagini diventano fonte storica
Su Rai3, nel corso della puntata «Propagande» de «La Grande Storia», è andato in onda un documento straordinario (ora visibile su RaiPlay, il prezioso servizio multimediale creato da Gian Paolo Tagliavia). Come ha rilevato Paolo Mieli, sono immagini di rara importanza storica sia per come hanno cambiato la percezione che gli americani avevano di Hitler e della Germania nazista sia per il loro interesse storiografico. «Un americano a Berlino» di Ilaria Degano è infatti il racconto del viaggio compiuto nel 1937 da Julien H. Bryan nella Germania nazista. Bryan riesce a filmare le contraddizioni e i lati oscuri della società tedesca: la vita quotidiana, il lavoro in fabbrica e nei campi, la Gioventù hitleriana, la manifestazione del partito a Norimberga, le piccole e grandi discriminazioni contro gli ebrei. Sue sono le famose immagini della mostra di Monaco sull’arte degenerata; e sempre sue sono le ultime immagini della sinagoga di Norimberga, prima della demolizione avvenuta pochi mesi dopo. Il regista americano riuscirà a far uscire di nascosto le pellicole per restituircele poi in un documentario.
Bryan (1899–1974) è stato un importante fotografo e cineasta che ha documentato nelle loro minuzie la cultura delle comunità in molti Paesi del mondo. Con incredibile audacia, nel 1930 ha ripreso la vita di ogni giorno nell’ex Unione Sovietica, gli usi e i costumi della gente, degli ebrei, dei popoli caucasici, spostandosi nel 1937 in Germania per fornire un punto di vista diverso dai documentari di propaganda sulla vita e le manifestazioni naziste, e sulle misure contro gli ebrei, prima dello scoppio della guerra. Quelle immagini non sono una semplice documentazione, rappresentano ormai una fonte storica al pari degli archivi cartacei, anche se l’immagine sposta il piano dell’identità e della comunicazione dal livello logico razionale a quello visivo-emotivo. Ma anche questa è Storia.