Corriere della Sera, 18 giugno 2018
Lo zucchero è un tranello
Resistere allo zucchero sarebbe davvero una gran brutta vita, ma siccome pare responsabile di qualunque malattia, meglio sapere cosa fin qui è stato dimostrato. Gli studi dell’Oms, dell’Agenzia Internazionale della ricerca sul cancro, e le ultime «revisioni» in materia sulle più prestigiose riviste scientifiche, hanno accertato che il consumo eccessivo è causa di una lunga serie di problemi. Ma quando è «eccessivo»? Dopo aver digerito qualche chilo di studi proviamo a darvi una sintesi.
Che faccia venire la carie lo sappiamo fin da piccoli. L’80% della prevenzione si farebbe mangiando meno dolci e caramelle. Il resto è legato alla corretta igiene orale.
È vero che causa tumori, diabete e fa male al cuore?
Non fa venire il cancro: nessun studio dimostra una correlazione diretta. Le ricerche che mostrano come le cellule tumorali si nutrano di glucosio e muoiano senza di esso, evidenziano un fenomeno legato agli esperimenti in laboratorio: le cellule appassiscono perché da sole non riescono a sintetizzare lo zucchero. In un organismo umano complesso, però, se togliamo gli zuccheri il corpo li ricrea immediatamente (per proteggere il cervello) producendoli attraverso le proteine, impoverendo la massa magra. Quindi il malato, che si trova con una massa muscolare già gravemente provata, cosa deve fare? Le scuole di pensiero non sono tutte uguali, ma prevale quella che consiglia di sospendere il consumo di zuccheri «cattivi» (i dolci), a vantaggio di quelli «buoni» presenti nella frutta, cereali e carboidrati. In breve: una dieta rigorosamente sana.
Non provoca il diabete, che è frutto di un’alimentazione squilibrata nel suo complesso. Diventi diabetico se sei in una categoria a rischio (per età, grasso addominale, forte familiarità), fai una vita sedentaria, e mangi troppi dolci tutti i giorni.
Non fa male al cuore. Però se hai qualche chilo in più, mangi male, ti muovi poco, bevi e fumi, ecco allora che dolci e bibite zuccherate danno il contributo definitivo all’ossidazione delle arterie e alla microcircolazione.
I tanti rischi legati all’abuso Di sicuro fa ingrassare, e l’obesità (ma basta anche qualche chilo di troppo) – è dimostrato – causa diverse forme di tumore, il diabete e favorisce le malattie cardiovascolari. Lo zucchero fa ingrassare anche perché da dipendenza: il consumo provoca picchi di insulina e glicemia che nel giro di un’ora precipitano e ti portano ad aver subito voglia di rimangiarlo. Nelle bevande zuccherate invece il «tranello» è rappresentato dalle calorie liquide, che non danno senso di sazietà (i nostri recettori sono legati al volume), ma scorrono senza lasciare traccia di aver «mangiato». Non sono un’alternativa i prodotti light, perché hanno un gusto dolce, ma se poi al corpo non glielo dai, il corpo se lo va a prendere da un’altra parte, e quindi ti stimola a mangiare di più. Inoltre, i dolcificanti non ci disabituano al sapore zuccherino, e così diventa difficile «stare nei limiti».
Secondo l’Oms, se si vuole stare «blindati» la dose giusta è di 25 gr al giorno, ovvero 5 cucchiaini, sia per adulti che bambini. In questo conteggio rientra il comune zucchero da tavola, quello aggiunto a cibi, snack e bevande, ma anche miele, sciroppi, succhi di frutta, marmellate. Ma come si fa a contare «i cucchiaini» visto che lo zucchero è nascosto perfino nelle conserve di pomodoro? Va «scovato» nelle etichette sotto le voci «carboidrati, di cui zuccheri» oppure «ingredienti», dove si legge: saccarosio, zucchero di canna, zucchero invertito, sciroppo di glucosio, di fruttosio, maltosio, di amido, destrine. Per esempio in una fetta di torta margherita ce ne sono 34 gr, in una bibita in lattina 35 gr.
Il dati in Italia: il contesto «obesogeno»In Italia, secondo i dati INRAN nel 2005-2006 (l’indagine scientificamente più rappresentativa), il consumo di zucchero al giorno ammontava a 82,5 gr per gli adulti e 96,8 per i bambini. Tra i paesi europei, il valore più basso, dopo la Spagna. Gli Usa erano a quota 117 per gli adulti e 131 per i bambini. Quindi non siamo superconsumatori, ma sempre abbondantemente sopra la soglia di allarme. La sorpresa è che se andiamo a vedere cosa mangiavamo negli anni ’60, si scopre che il consumo di dolci era di 25 gr al giorno, esattamente quello che ci viene consigliato oggi dopo anni di studi! Si consumava anche la metà di latticini e carne, e il doppio di cereali, patate e legumi. Senza saperlo, avevamo un’alimentazione più sana.
Per quel che riguarda i più piccoli, c’è il dato del Ministero della Salute: nel 2016 il 36% dei bambini ha consumato bevande zuccherate quotidianamente. Sono troppe, anche se va meglio rispetto al 2010 quando il dato era del 48%. Vuol dire che un po’ di consapevolezza è arrivata ai genitori. Viviamo però in un ambiente che i nutrizionisti definiscono «obesogeno», che ci spinge a mangiare anche quando non abbiamo fame. Le modeste campagne ministeriali non lasciano il segno, e alla fine a fronteggiare il marketing selvaggio che si sta allargando ai canali YouTube dei giovanissimi, restano pochi progetti pilota. Val la pena ricordare «Eat Educational», avviato dal Policlinico di San Donato Milanese con il coinvolgimento di 5 mila ragazzi delle scuole medie inferiori.
Grazie a lezioni in classe con nutrizionisti, il dono di borraccia e contapassi, l’invio periodico di sms motivazionali, l’inserimento nella scuola di poster educativi e distributori automatici con snack salutari, i ragazzi in sovrappeso sono passati dal 25,5% al 17,6%, e quelli obesi dal 9,2% al 6,8% in tre anni. Lo stesso progetto era stato realizzato anche nelle scuole superiori, ma non aveva funzionato: i ragazzi erano troppo grandi. Questo la dice lunga sulla necessità di intervenire presto, tant’è che la «American Heart Association» a conclusione di un corposo studio sui rischi di un eccesso di zuccheri raccomanda: «Non dare ai bambini sotto i due anni cibi con dentro lo zucchero, e per gli adolescenti non più di una bevanda zuccherata alla settimana».