Corriere della Sera, 18 giugno 2018
Sesso in cambio di (super) scoop. La reporter imita «House of Cards»
WASHINGTON Ali Watkins, la cronista che voleva essere come Zoe Barnes di «House of Cards», adesso è nei guai. Il suo giornale, il New York Times, sta indagando sulla sua relazione con James Wolfe, 57 anni, ex funzionario responsabile della sicurezza nella Commissione Intelligence del Senato, cioè il crocevia delle inchieste parlamentari più delicate e interessanti, a cominciare dal «Russiagate».
Ali, 26 anni, di Philadelphia, è arrivata a Washington nel 2013 e in pochi anni si è imposta grazie a una serie di scoop clamorosi, per i siti Politico e Buzzfeed. Il 3 aprile 2017, per esempio, fu lei a rivelare che Carter Page, uno dei consiglieri di Donald Trump, aveva incontrato un’ex spia russa durante la campagna elettorale del 2016. All’epoca Watkins lavorava per Buzzfeed. La sua «gola profonda» era il «Signor Wolfe», con cui scambiò, solo quel giorno, 124 sms.
Il suo manifesto programmatico, chiamiamolo così, risale al 2013, quando era ancora una studentessa. Scriveva in un paio di tweet: «Voglio essere come Zoe Barnes… almeno fino alla quarta puntata. Andare a letto con la propria fonte, specie se è un parlamentare vendicativo?». E poi, con una nota di ironia: «Su una scala etica da 1 a 10, quanto vale fare come una vera Zoe Barnes per ottenere notizie?»
Nella prima serie di Houseof Cards (2013), la reporter Zoe Barnes (interpretata da Kate Mara) intreccia una relazione con il «whip», il capogruppo del partito repubblicano alla Camera, Frank Underwood, (Kevin Spacey). Tra i due inizia uno spregiudicato commercio di notizie e di rapporti sessuali, fino a quando Frank non uccide l’amante, spingendola sotto la metropolitana. Il finale della storia vera è, per fortuna, meno drammatico. Anche se la «fonte», James Wolfe è stato prima indagato e poi arrestato dall’Fbi, giovedì 14 giugno. Gli agenti federali lo accusano di aver soffiato a Watkins e ad altri tre giornalisti, finora senza nome, il contenuto di documenti consegnati dai servizi segreti alla Commissione Intelligence. Wolfe, in un primo momento ha negato. Ma il Dipartimento di Giustizia, si è scoperto la scorsa settimana, lo teneva sotto sorveglianza e l’Fbi aveva raccolto tutti i suoi messaggi e telefonate, oltre a quelle di Ali Watkins. Sono venute fuori foto dei due insieme, anche in vacanza, e una fitta corrispondenza sul materiale classificato in possesso di Wolfe. Ora il funzionario rischia 15 anni di prigione solo per aver mentito al Federal Bureau. Sempre il 14 giugno il New York Times ha annunciato «un’indagine interna» sulla condotta di Ali Watkins.
Il quotidiano ha assunto la giornalista nel dicembre 2017, lo stesso mese in cui è terminata la relazione con Wolfe. E qui le cose diventano confuse. Il portavoce del sito Politico ha precisato che la giornalista aveva riferito di aver un rapporto speciale con il funzionario della Commissione Intelligence. Senza entrare, a quanto pare, nei dettagli. Ora il New York Times annuncia «accertamenti sulla relazione con Wolfe e su ciò che la reporter aveva rivelato ai precedenti datori di lavoro».