La Stampa, 18 giugno 2018
Elvis torna con lo show virtuale. Un’orchestra e lui sullo schermo
Elvis Presley ha venduto un miliardo di dischi, da vivo e poi da morto. Ma la perdita di memoria collettiva continua a far sfumare santini di tutte le carature, e sembra proprio che anche lui rischi il viale del tramonto.
Elvis se n’è sì andato 41 anni fa, ma è sempre rimasto nell’immaginario collettivo per il valore dirompente della sua forza vocale e artistica, e per essere stato un sex symbol. Ha attizzato la leggenda la scomparsa a 42 anni nel 1977 (prima star apertamente travolta dalle droghe) a Graceland, nella villa presto diventata un santuario laico del kitsch americano. Ma ora, se culto ancora esiste intorno all’icona bianca del rock’n’roll – la cui figura ha generato un filone artistico che si è fatto costume – esso passa fuori dalla grande rete di internet, senza la quale è ormai difficile rimanere visibili, vivi o morti che si sia, alle ultime generazioni.Se sono ancora infiniti i click per ascoltarlo su YouTube, risultano invece esangui gli annunci on line di un curiosissimo tour europeo appena concluso, in scena l’altra sera al Forum Mediolanum di Milano (proprio mentre se ne andava a 87 anni anche il suo batterista Dj Fontana) davanti a soltanto 2500 persone (almeno un terzo stranieri) in una capacità di circa seimila. Il vuoto malinconico non ha premiato «The Wonder of You», show virtuale della sua arte, filmati cantati da The King con un’orchestra sinfonica dal vivo di 70 elementi: nato nel 2017 per celebrare i 40 anni della morte, è voluto e prodotto dalla vedova Priscilla che si spende qui sul palco, racconta aneddoti e commenta foto di famiglia esposte su grande schermo (con Elvis che tiene in braccio una piccolissima Liza Marie), scende a intervistare i fan della prima fila, acconsente ai selfie. È un mettersi in gioco alquanto stravagante per un’attrice che fu di bellezza oltraggiosa come ricordano le foto, una miliardaria di 73 anni (Elvis ne avrebbe 83), decisa a conservare con tenacia la memoria dell’ex marito che la lasciò erede del patrimonio rock: a lei si deve il lancio di Graceland come museo da visitare, e da qualche anno il rilancio con raccolte registrate e concerti live di un’icona che sembrava non dover tramontare mai. «The Wonder of You» racconta bene perché Elvis meriti almeno l’eternità del ‘900. Gli spezzoni di alcuni concerti, come quello a Las Vegas del ‘70 – dove indossa la celebre tutina bianca tempestata di pietre colorate, collettone rigido oppure alamari di metallo sul petto nudo – creano l’illusione perfetta che lui sia lì, a farsi accompagnare dai grandi maestri dell’orchestra e dal coro, e riportano a galla la sapienza della voce e del corpo. Lo si vede arrossire tutte le volte che fa quella che i napoletani chiamerebbero la mossa: Elvis the Pelvis, appunto. In una lunghissima e mai noiosa scaletta, le ballad come You Don’t have to Say You Love Me (di Pino Donaggio, Io che non vivo) o Love me Tender si alternano a r’n’r indiavolati, con una versione quasi oltraggiosa di Suspicious Minds. Non manca un pezzo, fra i più celebri: e dopo la sua versione di It’s Now or Never arrivano nel finale della serata, in esclusiva per l’Italia, i tre ragazzi de Il Volo, dono speciale per Priscilla, e anche loro si cimentano nella stessa versione yankee di O’ sole mio: meglio avrebbero fatto a scegliere l’originale, perché quello stile non è proprio nelle loro corde.Su YouTube, comunque, si trovano molti essai sia di questi show che di varie performances di Elvis (e continuano a veleggiare con numeri stratosferici di contatti).