La Stampa, 18 giugno 2018
Una generazione scende dal palco: arrivano gli ologrammi
Tra i 20 tour musicali che hanno fatto i maggiori incassi del 2017 nel mondo, cinque hanno come protagonisti artisti oltre i 65 anni di età: Paul McCartney (132 milioni di dollari in 36 concerti, con biglietti in media a quasi 150 dollari l’uno), Rolling Stones (tutti over 70, hanno fatturato quasi 120 milioni di dollari con 14 date), Roger Waters (92 milioni di dollari), Billy Joel (82 milioni) e Tom Petty (65 milioni).
Petty è in un certo senso addirittura morto – a 66 anni – a causa del tour, che ha affrontato con un’anca fratturata, un enfisema polmonare e non meglio precisati problemi a un ginocchio: gli antidolorifici prescritti per sostenere i concerti hanno finito per ucciderlo – per «un’overdose accidentale» come dichiarato dai suoi familiari – all’indomani dell’ultimo concerto. È un lavoro duro, quello del musicista in tour, specie se si aderisce a una certa retorica del rock che prevede sangue, sudore e lacrime sul palco. Negli ultimi mesi, infatti, molti artisti hanno annunciato che di tour non ne faranno più. Per dirne tre, Joan Baez, che con i concerti d’addio verrà pure in Italia, Elton John, che però per tre anni girerà il mondo a suonare e cantare, e Ozzy Osbourne, che non farà più tour organizzati ma non esclude qualche occasionale concerto. C’è già chi lancia l’allarme: un’industria in grande espansione, che ha appena conquistato nuovi mercati e cresce a due cifre ogni anno, rischia di entrare in crisi per mancanza di offerta adeguata. Presto ricorrere agli ologrammi e ai tour virtuali, con protagonisti in absentia, non sarà dunque una scelta ma una necessità. In Italia, a Milano, è appena passato il concerto dedicato a Elvis Presley, organizzato da sua moglie Priscilla, 73 anni, che si concede alle domande e ai selfie del pubblico. In sala, un’orchestra sinfonica vera fa da base a tutte le canzoni più note di Elvis, che canta, giovane e in forma, nei filmati di repertorio proiettati sul maxischermo. Ologrammi e proiezioni tridimensionali sono già stati utilizzati, con successo variabile, ma ora si dicono meraviglie (tecnologiche) di una Maria Callas virtuale che girerà il Giappone. E degli Abba, che per il tour dei loro avatar previsto per il 2019 hanno addirittura scritto due canzoni nuove. Tutto nel segno della nostalgia, naturalmente, perché i meno giovani hanno più soldi da spendere e i trentenni che fanno tour mondiali sono una minoranza: l’unico under 50 nella Top 5 del 2017 è Bruno Mars, 32 anni. E perché il tour è in essenza un’invenzione degli Anni 70 e 80. La generazione digitale vuole spettacoli solo digitali, crea poche star live perché in fondo non ama andare ai concerti, si dice. Che sia poi vero è ancora tutto da dimostrare.BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI