La Stampa, 18 giugno 2018
Nell’enclave russa di Kaliningrad dove si preparano i piani contro la Nato
La grigia spiaggia di Pionersky vede qualche audace gitante, eleganti cigni bianchi e, nei giorni di mareggiata, un drappello di russi, stretti in mute da sub, che immersi fino al petto nell’acqua diaccia, agitano tozze reti col manico cercando ambra, preziosa resina fossile, «Un’ambra grande quanto un pugno vale un milione di rubli, capisci? Io da ex combattente ne prendo 14.000 di pensione (200 euro) al mese» spiegano ai forestieri.
L’Ordine Teutonico
Siamo a Kaliningrad, «Oblast», stato russo, senza confini con la madrepatria, stretto tra Lituania e Polonia. Fondata dai leggendari Cavalieri dell’Ordine Teutonico nel 1255 come Königsberg, Kaliningrad prende il nome dal presidente sovietico Kalinin, di cui Stalin fece torturare la moglie Ekaterina, dedicandogli poi, sadico, la città tedesca annessa nel 1945. Qui il filosofo Kant insegnò e ancora riposa, in una tomba attigua alla cattedrale distrutta nei combattimenti, qui il matematico Eulero, padre della teoria delle reti, risolse il paradosso dei 7 Ponti, come attraversarli tutti in una sola direzione? Dei ponti storici di Königsberg-Kaliningrad ne sopravvivono solo due, cultura e ricchezza commerciale della città disperse da tempo.
La Casa dei Soviet
Oggi il monumento che domina Kaliningrad è la Casa dei Soviet, mostro di 21 piani che i passanti deridono come «Robot insabbiato», costruito sulle rovine del Castello Teutonico «per cancellare il fascismo», e mai occupato, perché le fondamenta poggiano su un acquitrino. Nel 2005, per la visita di Vladimir Putin, venne decorato con finestre finte, che oggi, occhiaie da teschio in cemento, fissano vuote i tifosi del Mondiale al sottostante Parco del Calcio. Anche il nuovo stadio, dove si è giocata Croazia-Nigeria, siede su sabbie mobili, con aspre polemiche tra Fifa e Mosca.
La base navale
Pionersky però non gioca al calcio, ma alla guerra. Nel triangolo che da questa malinconica battigia pietrosa arriva alla base navale di Baltiysk, 45 minuti d’auto da percorrere con cautela lungo la stretta statale, fiancheggiata da una rada brughiera, cataste di tronchi e foreste di pini e querce centenarie, alla base aeronautica di Chernyakhovsk, un’altra ora e mezza di guida tra blindati in vernice mimetica e rozzi muri sovrastati da filo spinato, con posti di blocco occhiuti, secondo Paul Miller, ex consigliere dei presidenti Bush e Obama, «Potrebbe scoppiare la III Guerra Mondiale».Nei giardini di Kaliningrad centro, dove al trendy bar Johnson due ragazzi gay si baciano di nascosto, il sindaco non tollera omosessuali, i tifosi cantano e scolano birra. Sulla loro testa, i radar pulsano ubiqui, perché nell’avamposto di Putin, 15.100 chilometri quadrati, come la Calabria, son dislocati i nuovi missili Iskanders, con un raggio di 500 km, capaci di colpire dal Baltico l’ufficio della Merkel, a Berlino. Il sistema di difesa Bastion, collaudato nel laboratorio bellico detto Siria, completa la fortezza Kaliningrad con i radar Voronech-Dm (dalla stazione 2461, non marcata su Google Map). Dal triangolo Pionersky, Baltiysk Chernyakhovsk il comando russo punta 500 bersagli in Europa, su un’area di 6000 km.
Il vanto di Putin
Putin si vanta, «Ho 330.000 soldati pronti, la Nato ne ha schierati alle manovre Spada di Ferro 4000, in 48 ore potrei essere a Varsavia e Bucarest», la tv locale Zvezda, Stella Rossa, manda in onda, dopo le partite, documentari con i commando russi a sbarcare sulle spiagge dell’ambra, mentre i missili solcano il cielo. A Kaliningrad Yuri, di professione meccanico per 15 anni in America «ho lasciato una moglie e due figlie in Florida pur di tornare in Russia. Sono un patriota, ha ragione Putin, un Iskander vale la Coppa del Mondo» legge, fiero, le analisi del professor Mikhail Alevandrov, dal sito Klops.ru, elegante mix di propaganda e strategia: «Saranno i Paesi Baltici a provocarci, creando incidenti a Kaliningrad. La Nato interverrà, dobbiamo preparare la difesa! Vogliono fare di noi la nuova Siria». Il sito Topwar prevede «terroristi infiltrati da Lituania o Polonia» e per contrastarli servono missili dislocati sui treni del tipo Barguzin, i cui test alla base settentrionale Plesetsk danno ottimi risultati, il tetto mobile del vagone si dischiude e la testata parte. Il binario in costruzione dalla stazione di Druzhnoye alla base aerea, ammodernata, di Chkalovsk, non trasporterà, in un quarto d’ora, sportivi festosi, ma armi.
La patria di Kant
Immanuel Kant scrisse nel 1795 il nobile manifesto «Zum Ewigen Frieden», per la pace politica perpetua. Ora riposa sotto un cippo di pietra, salutato dalle margherite di campo lanciate da un passante, e dove volano maestosi i cigni, incrociano missili capaci di isolare l’Europa da Nord a Sud. La propaganda qui insiste, «Annettere Vilnius alla Russia come la Crimea», da noi vuole abrogare le sanzioni a Mosca e riaccoglierla nel G8. Kaliningrad, nata dalle armi dei Cavalieri Teutonici, si attrezza per la guerra eterna, non la pace sognata da Kant.