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 2018  giugno 17 Domenica calendario

Volpi mansuete in barba a Stalin

Negli anni Cinquanta iniziò in Siberia un bizzarro esperimento: la progressiva domesticazione di una popolazione di volpi argentate. L’idea era venuta a Dmitri Belyaev, un genetista sovietico alle dipendenze del famigerato Trofim Lysenko, noto per aver convinto Stalin che la genetica «borghese» non aveva alcun fondamento. Lo scienziato riuscì ad aggirare l’ostacolo dichiarando che i suoi obiettivi rientravano nell’ambito della zoologia, anche se era consapevole che quelle ricerche avevano basi genetiche. Iniziò con duecento volpi, allevate per le loro belle pellicce. 
L’esperimento consisteva nello scegliere gli animali meno aggressivi, farli accoppiare e via via selezionare i discendenti con le stesse caratteristiche. Ora si sono superate le sessanta generazioni e oltre il 70 per cento delle mille volpi ottenute sono diventate ottimi animali da compagnia, affettuosi e giocherelloni. È cambiato non soltanto il loro temperamento, ma anche il loro aspetto e la loro stessa fisiologia. Presentano code arricciate, orecchie molli, denti e cervelli più piccoli. Il loro estro ha una maggiore frequenza e si comportano sempre come se fossero cuccioli. Questi ultimi effetti dipendono da una modulazione della serotonina e di altri neurotrasmettitori che riducono il livello di aggressività. Recentemente sono stati anche individuati i geni responsabili di una tale metamorfosi.
Questi studi promettono di rivelare i meccanismi alla base della straordinaria capacità umana di costruire società gerarchiche e stratificate, attraverso una progressiva riduzione dei livelli di aggressività. Essa sarebbe emersa, per altri versi, alla fine del Paleolitico, associandosi a un processo di auto-domesticazione. E infatti fu allora che il nostro cervello iniziò a rimpicciolirsi, il corpo ad ingracilirsi, il volto a mantenere più a lungo tratti giovanili. E oggi continuiamo a giocare anche in età adulta.