Corriere della Sera, 17 giugno 2018
Il Moro di Venezia all’asta
Se i luoghi hanno una memoria (ce l’hanno eccome), la memoria ha un peso specifico. «Certi ricordi erano ingombranti. Dopo 26 anni, avevo voglia di sgombrare la mia cantina interiore e una casa-mausoleo. Gli oggetti hanno un valore affettivo, non è reato liberarsene. Ora sono più leggero».
Nel ruggente inverno del 1992, a San Diego (California), Gabriele Bassetti da Genova, classe ‘58, è drizzista titolare e uno dei comandanti del Moro di Venezia, la barca di Raul Gardini che vince – primo scafo italiano, splendido erede nella scia della mitica Azzurra: otto anni più tardi ci riuscirà Luna Rossa – la Vuitton Cup (in Coppa America si arrenderà 4-1 al defender America3 ma questa è un’altra storia). Tra i 226 lotti che Aste Bolaffi metterà all’incanto il 4 luglio ci sono anche i cimeli del reduce del Moro a cui oltre cinque lustri fa, sul molo dei miliardari di Antibes, l’incontro con l’uomo della Montedison deviò la rotta. «Ero primo ufficiale su Extra Beat, lo sloop in alluminio dell’avvocato Agnelli. Un giorno ci ormeggia accanto il Moro maxi di Gardini, che sta facendo le selezioni per l’equipaggio di Coppa America. Sono sceso da una barca e salito sull’altra». L’avventura comincia lì e cambierà la vita di un manipolo di marinai ormai leggendari, che apriranno alla vela italiana nuovi orizzonti agli ordini di Paul Cayard («Skipper carismatico e ambizioso – ricorda Bassetti —, raro esemplare di velista che, arrivando dalle classi olimpiche, ha saputo evolversi. Per due anni ci siamo allenati, tra palestra e mare, tre volte al giorno: Paul, che era anche nel board del consorzio, non ha saltato una sessione»).
«Moro4ever» è la chat su WhatsApp che tiene legata la ciurma che fece l’impresa, l’ha creata Max Procopio che nel ‘92 era grinder e oggi è mago della comunicazione nel mondo della vela. Lui, Gabriele e gli altri hanno appena organizzato una rimpatriata a Santa Margherita con mogli e figli, sono trascorsi quasi trent’anni eppure, ogni volta, sembra ieri. «Abbiamo condiviso qualcosa di importante: sono nate amicizie che durano» conferma Bassetti. Tommaso (che sul Moro fu stratega) e Enrico Chieffi (tattico) oggi sono velista di classe e vicepresidente del cantiere Nautor’s Swan; Marco Cornacchia (prodiere) dirige il porto turistico di Cala del Forte; Alberto Fantini, Paolo Bottari e Max Galli vanno ancora a vela; Cico Rapetti (albero), ex Luna Rossa, ha vinto due Coppe con Alinghi; Davide Tizzano è vicepresidente della Federazione canottaggio; Marco Schiavuta (drizzista) è proprietario di un cantiere, Andrea Merani consulente per aziende nautiche, Cicci Spaziani veleggia nel settore, Andrea Mura (grinder randa) è neo deputato 5 Stelle, Dudi Coletti (tailer) ha una scuola vela e Paul Cayard, beh, è Paul Cayard: «Saranno stati i baffi, sarà stato il trionfo nella Vuitton ma il Moro rimane lo scafo più amato dagli italiani».
I cinque Mori di Venezia hanno imboccato cinque strade diverse, mentre l’equipaggio riportava a casa in valigia preziosi memorabilia: «Soprattutto cerate di kevlar antelucano, magliette, coperte rosse con il logo, mezzi scafi e fotografie: quella dell’intera squadra con Gardini è appesa nel mio studio insieme alla pagina incorniciata della Gazzetta dello Sport che racconta la rimonta da 1-4 a 5-3 coi neozelandesi nella finale Vuitton» dice Procopio. Sorpreso, come molti altri, dalla decisione di Bassetti: due mezzi scafi del Moro 5 (basi 1.500 e 2.000 euro), la penna del gennaker autografata (base 500 euro), il tavolo del pozzetto del Moro 2 (base 2.500 euro) prenderanno il largo. Ognuno vive il passato, benché indelebile e felice, a modo suo.