Corriere della Sera, 17 giugno 2018
«Sono il più forte, non tocco le donne». La versione di Igor tra difese e minacce
La forma è confidenziale: «Gentile Andreina, ormai dovresti conoscermi abbastanza per sapere che io...».
È una lettera surreale, quella arrivata alla giornalista del Corriere di Bologna Andreina Baccaro dal carcere di Zuera, Saragozza. Firma: Norbert Feher, il serbo che il mondo conosce come Igor il russo e che dal 14 dicembre è in una cella di isolamento spagnola. È accusato di aver ucciso due uomini in Italia e tre in Spagna, ha altissime probabilità di diventare un ergastolano ma quel che più lo tormenta non è il fine pena mai. No. Gli preme più di ogni altra cosa chiarire che lui non è uno stupratore, come invece sostengono gli inquirenti serbi che lo ritengono autore di una violenza sessuale commessa nel 2007. Fu allora che lui approdò in Italia e mise radici fra le province di Ferrara, Bologna e Rovigo, dove ha vissuto per anni di rapine e furti.
«Sono stato accusato di un crimine che non ho commesso, quasi 20 anni fa – scrive – però non c’era né la tecnologia, né la mia attuale conoscenza che ho adesso, perché in questo preciso momento quelle accuse assurde potrei smontarle in cinque minuti, non di più. Non potrei far male a una donna neanche per scherzo!», insiste. «Per me le donne sono il massimo», annuncia. Definisce «macchia sul mio nome che non credo potrò mai più pulire» l’accusa di stupro e si spinge a scrivere che «potrei far fuori altri 50 uomini, anche armati, però non potrei far male a una donna».
Dev’essere un’ossessione, quella per l’altro sesso. Perché Igor-Norbert elude bellamente le risposte alle domande che la giornalista gli aveva posto mesi fa scrivendogli e si sofferma ancora sul suo argomento preferito (le donne, appunto). Spiega che «questo è un carcere di massima sicurezza, però è misto con uomini e donne, roba che in Italia non esiste, e soprattutto si può battere il chiodo (...) È una vera fortuna sapere che si può fare colloquio con una detenuta e anche, più avanti, colloquio intimo! Roba da altro mondo, peccato che in Italia non esiste... Potrebbe essere una soluzione per molti casi disperati e per non distruggere le famiglie!».
L’assassino degli italiani Davide Fabbri e Valerio Verri, l’uomo che a Teruel ha sparato senza pietà a due agenti della Guardia Civil e a un povero agricoltore che avevano il solo torto di intralciare la sua via di fuga, non ha ritegno nel ritenersi generoso. Scrive che se avesse dei soldi aiuterebbe «gli altri compagni più deboli, visto che per me qui è uno scherzo, e questo posso ringraziare al Padre onnipotente che mi ha costruito così. Sono molto più forte degli altri».
La lettera è scritta in stampatello, qualche errore di grammatica e molti punti esclamativi. Igor, alias Norbert, racconta un dettaglio (verificato) per confermare che l’autore è davvero lui e specifica che «gentile Andreina, la tua lettera è arrivata a me, non a un tizio-caio qualsiasi, visto che sono in isolamento totale e non so un accidenti di niente, né fuori, né qua dentro. So molto bene che ci sono personaggi che rimpiazzerebbero me, questa non è una novità visto che qua dentro già uno ha provato a rimpiazzarmi con le donne!».
Di nuovo il tema femminile, chiamiamolo così. E stavolta il nostro uomo si inoltra perfino sul sentiero della minaccia. In carcere c’è quel tizio, racconta, «si è spacciato per me, perché come dicono gli assistenti, c’è una certa somiglianza fisionomica tra lui e me. Però non fa niente, un giorno quando uscirò dall’isolamento farò qualche leggero ritocco su questo tizio, così che non gli venga in mente, a rimpiazzare il sottoscritto con le donne!!!».
A giudicare da quel che scrive 180 giorni di isolamento non sembrano averne fatto un uomo migliore.