Corriere della Sera, 17 giugno 2018
Gorizia, dipendente del centro stampa suicida al lavoro
Roberto era un caporeparto del centro stampa di Gorizia, da dove ogni notte escono il Piccolo di Trieste e il Messaggero Veneto. Nella notte tra venerdì e sabato si è chiuso nel suo ufficio, i colleghi non vedendolo l’hanno cercato, hanno sfondato la porta e l’hanno trovato appeso al soffitto con una corda. Non c’è stato nulla fare. Accanto al corpo, un biglietto in cui chiedeva scusa. Quarantanove anni, sposato, un figlio di 12 anni, la sua morte ha suscitato un’ondata di commozione in tutto il mondo dell’editoria italiana.
Proprio a inizio settimana la proprietà del centro stampa, la Gedi, editore anche dei quotidiani La Repubblica e La Stampa, aveva annunciato l’intenzione di chiudere la struttura friulana e trasferire i dipendenti a Padova. «Temiamo che anche questa possa essere una delle ragioni della tragica decisione di Roberto» hanno scritto in un comunicato congiunto le segreterie regionali di Slc-Cgil, Fistel-Cisl e Uilcom-Uil. Aggiunge Massimo Albanesi della Fistel-Cisl: «Anche l’anno scorso la proprietà aveva paventato il trasferimento. Ma questa volta era una decisione presa e questo ha creato forti preoccupazioni tra i 14 dipendenti». Le tre sigle sindacali, ma anche i Comitati di redazione del Piccolo e del Messaggero veneto, e la Rsu dei poligrafici delle due testate, hanno subito proclamato uno sciopero, mentre è partita una raccolta fondi da destinare alla famiglia del tipografo. Uno sciopero condiviso via via da altre testate e diversi centri stampa, come quelli di Torino e Roma.
In una nota, il Gruppo Gedi si è detto «profondamente colpito e fortemente addolorato per quanto accaduto». E ha espresso «le più sentite condoglianze alla famiglia, alla quale assicurerà aiuto e vicinanza».
Dura la presa di posizione della Federazione nazionale della Stampa e dell’Assostampa del Friuli Venezia Giulia. «Il rispetto che si deve a tutti i lavoratori, alle loro vite e alle loro famiglie non può non imporre una riflessione su politiche aziendali che, ormai ovunque, spingono le aziende a trattare il bene informazione con criteri esclusivamente ragionieristici. Viene così fatta passare in secondo piano la qualità del prodotto, il radicamento sul territorio e, purtroppo, anche la dignità del lavoro, sempre più ridotto a merce, e delle persone, ormai pedine da spostare senza criterio sullo scacchiere dei risparmi, degli accorpamenti e dei tagli indiscriminati». I sindacati hanno anche annullato l’incontro relativo alla ristrutturazione del Gruppo Gedi previsto per domani.