il Fatto Quotidiano, 17 giugno 2018
La zarina e il megafono fanno la voce della Lega
“Questo è un esercito. Chiedi a me”. Montecitorio, ingresso trionfale dei deputati leghisti nei locali del gruppo, dopo le elezioni del 4 marzo. Qualche giovane new entry viene intercettata dai giornalisti e immediatamente bloccata dal capo ufficio stampa del Carroccio, nonché portavoce di Matteo Salvini, nonché zarina della Lega.
Iva Garibaldi da Salerno, classe 1969, accento e colori meridionali, trapiantata a Roma, è la donna forte della Lega di governo. “Chiedi a Iva”, risponde qualsiasi prima o seconda fila del partito, interpellata per una comparsata tv o per un’intervista. “Passa per me”, fa da controcanto lei. Gentile, ma implacabile. Obiettivo: far passare l’immagine di un progetto politico granitico. Un tempo cronista per la Padania, arriva alla Lega Nord con Domenico Comino, ministro per le Politiche Ue nel primo governo Berlusconi. Quando lui strappa con Umberto Bossi alla fine degli anni ‘90, lei rimane nell’ufficio stampa leghista prima con lo stesso Bossi, poi con Roberto Maroni. Il suo ruolo diventa centrale solo quando Matteo Salvini è eletto segretario nel 2013. Con lui fa la traversata del deserto, dalla Lega del 4% a oggi. “Ti porto Salvini? Me la fai una diretta con lui?”, ha ripetuto per anni, costruendo pazientemente l’immagine tv del leader. Oggi fa parte del suo cerchio magico strettissimo.
Ma alla gestione del neo ministro dell’Interno lavora anche Luca Morisi, 45 anni, originario di Mantova, dedito ai social network. Mingherlino e schivo, “digital philosopher. Social-megafono, mi occupo quasi 24×7 della comunicazione per il Capitano”, si presenta sul suo profilo Twitter. La sua pagina Facebook ha come protagonista unico Salvini: Morisi fa colazione e posta un pezzo di giornale, va a dormire mentre condivide le foto di un comizio di quello che chiama sempre e solo “il Capitano”. La sua identità sparisce del tutto e in molti raccontano di un rapporto simbiotico con il suo “assistito”. I due si conobbero proprio su Fb in tempi lontani, ma è dal 2014 che lavorano insieme. Morisi faceva il professore a contratto a Verona, ora con un team sparso in giro per il territorio occupa i social per conto del leader, grazie a un sistema informatico dal nome evocativo “La Bestia” sviluppato dalla sua società, la Sistemaintranet, controllata con il socio Andrea Paganella.
Con quella, Morisi ha ottenuto appalti dalle Asl lombarde per 1 milione di euro tra il 2009 e il 2016. Spesso assegnati senza gara, perché d’importo inferiore ai 40 mila euro.
Se la Garibaldi si è fatta notare per essere arrivata al ricevimento al Quirinale del 2 giugno in abito rosso lungo, accompagnata da Rocco Casalino, il portavoce del M5S, Morisi con lo stesso Casalino è stato seduto al tavolo del contratto di governo, durante tutti i lavori, insieme ai futuri ministri. Tra comunicazione e politica il nesso è talmente indissolubile, che a volte è difficile persino capire cosa venga prima.
Ora, Iva collabora con Rocco, Morisi ha iniziato a dare una mano al premier Giuseppe Conte. Anche comunicativamente la Lega si espande. Subito dopo la formazione del governo, tra un brindisi e l’altro, Morisi annunciava: “Dobbiamo costruire una comunicazione per un governo populista”. È lui che ha fatto esplodere il fenomeno Salvini, tra una ruspa, una felpa e un tweet a Maria De Filippi. È lui che si è inventato in campagna elettorale il gioco “Vinci Salvini”. Un concorso che premiava chi metteva più like ai post del leader. “Se sarai uno dei vincitori, ci incontriamo”, annunciava lo stesso segretario. Obiettivo? Acquisire il più alto numero possibile di contatti e profilarli con elevata precisione. Come ogni spin doctor che si rispetti, Morisi ci tiene a dire che Salvini interviene in prima persona sulle scelte, che spesso annuncia un attimo prima che sta per fare una diretta Fb.
“Core business” della campagna elettorale sui social: i migranti. Tanto che l’hashtag #chiudiamoiporti era ampiamente preparato e testato nell’efficacia: lunedì la pagina Fb di Salvini ha guadagnato 46 mila like in più. Balzo enorme negli ultimi anni: nel 2014 i like a Salvini su Fb erano circa 60 mila, oggi sono oltre 2 milioni e mezzo: davanti alla Merkel, è il primo leader europeo. E con 760 mila follower su Twitter, 261.000 su Instagram ha superato Luigi Di Maio. Una avanzata costante (e ben pagata: alla Lega la società di Morisi ha fatto fatture da 300 mila euro). In linea con gli annunci, la comunicazione di governo è arrembante, propagandistica e con toni sporchi. Lo staff di Morisi parla di “formula TRT” (Tv-Rete-Territorio).
Se Morisi diffonde l’immagine del “Capitano” è sempre la Garibaldi che si fa carico del fatto che non escano degli spifferi: ma per ora il partito di Salvini (che ha praticamente fatto fuori tutta la vecchia Lega) sembra quasi non avere correnti.
Decisa, onnipresente, sul pezzo giorno e notte: così Iva la descrivono amici e nemici. Sempre nella delegazione della Lega durante le consultazioni, la Garibaldi si materializzava quasi per caso ovunque ci fossero giornalisti, nei giorni clou. Qualche battuta, pochi concetti. Spesso i suoi messaggi assomigliano a rebus. Una mezza parola, un indizio. Stile, condiviso dai big del Carroccio. In tv ha cercato di garantire una presenza della Lega in ogni trasmissione di un’emittente al giorno. Ma si riserva pure di decidere che la Lega in alcuni momenti ai talk show non partecipa. Una grana per i conduttori, che devono giustificare il fatto di non avere esponenti di governo. È lei che decide la squadra. Ne fanno parte Lorenzo Fontana, Gian Marco Centinaio, Massimiliano Fedriga, Lucia Borgonzoni, Alessandro Morelli, Nicola Molteni. E poi, capita di vedere Edoardo Rixi e Riccardo Molinari (in pole per la poltrona di capogruppo). Giancarlo Giorgetti viene messo in campo solo nei momenti cruciali. Armando Siri fa per sé, mentre Bagnai e Borghi sono stati tenuti per quanto possibile lontani: non del tutto allineati. Lontani dai riflettori anche quelli che furono della Lega Nord. Personaggi come Giancarlo Gentilini o Mario Borghezio non si vedono più. E quando Roberto Cota, ex presidente della Regione Piemonte, dopo l’assoluzione per rimborsopoli andò su La7, evidentemente senza avvertirla, lei ebbe da ridire.
Ora che le “punte” sono tutte al governo, toccherà rimpiazzarle. Forse anche per questo Iva, che non dovrebbe avere un ruolo formale al Viminale, è meno disponibile di prima. Deve trovare nuovi volti. E poi ora ha il coltello dalla parte del manico.