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 2018  giugno 17 Domenica calendario

I dem tagliano, la Fondazione raccoglie

Mentre il Pd approva un bilancio in attivo (solo di 500 mila euro, ma dopo i 9 milioni di buco dell’anno scorso non era affatto scontato), e mantiene in cassa integrazione 175 dipendenti (di cui 140 a zero ore), la Fondazione Eyu, nata nel 2014, e organicamente collegata al Pd fa fundraising in maniera del tutto parallela. L’acronimo sta per Europa, Youdem e Unità: tutte realtà che non esistono più. Eyu è balzata agli onori della cronaca per i soldi ricevuti dal gruppo Parnasi, che ha pagato 123 mila euro, più 27 mila di Iva, per un progetto dell’Università di Bologna sul rapporto degli italiani con le loro case di proprietà, come confermano i vertici della Fondazione. Uno dei tanti progetti: il bilancio del 2017 non è ancora noto, ma Eyu è in attivo. Cifre da decine di migliaia di euro, ma intanto prende contatti con gruppi come Google o la Coca Cola. Ai quali propone un’interlocuzione agile, ponendosi come una good company, mentre il Pd è ormai una bad company. I finanziatori non sono pubblici.
Il conflitto di interessi di Francesco Bonifazi lo sottolinea Luca Di Bartolomei, ex dipendente del Pd, in un post Facebook. “Considerato che vi lavorano dipendenti in cassa integrazione quanta parte di questi fondi va al Pd? Cosa fa la Fondazione EYU con questi soldi che il Pd non può fare?”, si chiede. Tema che rimbalza nei corridoi del Nazareno. Anche perché nel board di Eyu ci sono figure come Antonella Trevisonno, contemporaneamente capo del personale dem (anche lei in Cassa integrazione). Peraltro, Bonifazi è sia tesoriere del Pd sia presidente della Fondazione Eyu. “Un ruolo di rappresentanza”, ribatte lui. Nella macchina della Fondazione come segretario generale c’è il suo pupillo e collaboratore Mattia Peradotto, già segretario di Future Dem (la fondazione dei giovani renziani), che nell’ultima avventura mediatica di Matteo Renzi (il treno dello scorso autunno) faceva da organizzatore. Eyu è una via di mezzo tra un think tank e un centro studi. Racconta lo stesso Peradotto: “Approfondisce delle tematiche anche per offrire alla politica questioni da approfondire. E si accredita nella Feps, che raccoglie tutte le fondazioni progressiste”. Un’attività di pre-lobbying, con l’obiettivo prioritario di raccogliere fondi e quello parallelo di accreditarsi in Europa. E infatti produce una rivista trimestrale, spaziando dalla geopolitica all’economia. L’intenzione è di avere uno strumento parallelo al Pd per potersi muovere più liberamente, aprirsi a mondi diversi da quelli del centrosinistra tradizionale. Almeno in origine. Ora il mondo renziano è alla ricerca di spazio, di percorsi. Ma soprattutto di credibilità e parole d’ordine.
Eyu è entrata nella Feps (Foundation for european progressive studies), prestigioso think tank del Pse storicamente guidato da D’Alema, che poi è stato sostituito alla presidenza, grazie al lavoro contro di lui fatto dai renziani a Bruxelles. Così gli uomini dell’ex premier cercano uno spazio in Europa.
Per adesso, lavorando a stretto gomito con le fondazioni dei partiti del Pse, ma guardando anche oltre. Lo strumento permette di muoversi con più disinvoltura di quella di un partito. Curiosità: il libro fotografico sul treno di Renzi, l’ha pagato e realizzato la Fondazione. Eyu va attenzionata come primo passo verso un eventuale partito renziano. Ma troppo esile strutturalmente, anche secondo chi ci lavora, per essere più di questo.